Salernitana, Ferrari leader: «Qui per Petrachi. Dionisi? Ci siamo salutati e basta»
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Salernitana e riporta le parole di Ferrari.
Il difensore della Salernitana, Ferrari, ha rilasciato dichiarazioni importanti in cui ha mostrato il suo ruolo da leader all’interno della squadra granata, elogiando il lavoro dell’allenatore Martusciello e del direttore sportivo Petrachi. «Sta nascendo una squadra forte e compatta grazie a Martusciello. Sono venuto qui per il direttore Petrachi e ho fatto la scelta giusta», ha affermato Ferrari, che si è subito distinto per le sue prestazioni di qualità.
Ferrari ha parlato con convinzione della forza del gruppo, sottolineando la solidità e la cultura del lavoro che stanno caratterizzando la Salernitana in questa fase della stagione. Ha inoltre espresso ambizioni che vanno oltre il solo obiettivo della Serie A, segno di una visione a lungo termine per il club e per se stesso.
Ha rivelato anche di aver rifiutato offerte dall’estero, scegliendo di rimanere in Italia per il progetto calcistico e per motivi legati alla sua famiglia. Ferrari dimostra così di essere non solo un giocatore fondamentale per la Salernitana, ma anche un uomo di grande determinazione, orientato al futuro del club e alla crescita personale.
Ferrari, parmigiano o parmense?
«Parmigiano. Sono cresciuto in via Sidoli vicino al centro».
Sposato con Valentina, padre di Sebastiano e Viola. Come va con i pannolini?
«Bene, so cambiarli anche velocemente».
C’è una foto su Instagram di suo figlio Sebastiano che festeggia il compleanno. Accanto c’è una sua sagoma. Questo è Gian Marco?
«Mi pare che fosse il suo quarto compleanno. Ero in ritiro, non potevo esserci. Ora loro sono rimasti a Parma perché Sebastiano ha iniziato la scuola».
Perché ha scelto la Salernitana?
«Avevo un paio di opzioni. Ringrazio il direttore Petrachi e mister Martusciello perché mi hanno fatto sentire importante. Poi conoscendo i tifosi mi è parsa la soluzione migliore. Nell’ultimo anno e mezzo non mi sentivo più al centro, qualcosa si era rotto. Qui ho l’occasione per togliermi tanti sassolini dalle scarpe».
Nel Sassuolo c’è una buona parte della sua carriera e della sua vita. Poi cosa è successo?
«Se due anni fa mi avessero detto che sarei andato via dal Sassuolo per decisione di entrambi, non ci avrei creduto. Avevo fatto un mezzo pensiero di finire lì la carriera. Poi le cose cambiano. Ho sentito delle cose che non rispecchiavano quello che sono, ma non voglio dimostrare nulla. Ringrazierò sempre il Sassuolo».
A Palermo ha rivisto Dionisi.
«Ci siamo salutati e basta».
Ben 255 partite in A. Come ha ritrovato la B?
«Non ho pensato al salto di categoria, avrei preso tutto sottogamba. Non sono un calciatore che può fare la differenza se stacca con la testa. Quello che stiamo facendo mi piace, per il gruppo che c’è, per la solidità che vogliamo trovare. Dopo una retrocessione non devi farti ossessionare dall’idea di tornare subito in A».
Le sue candidate alla A?
«È presto per ipotizzarlo. Potrei indicare Pisa, Brescia, Sassuolo e Palermo. Ma ognuno può dire la sua se mantiene equilibrio».
Anche la Salernitana?
«Sto vedendo nascere una squadra importante».
Aveva avuto offerte dall’Arabia. Cos’è prevalso alla fine?
«La famiglia e la passione per il calcio».
Quanto le è servita la lunga gavetta iniziale?
«In Eccellenza, a 16 anni, guadagnavo 250 euro al mese. È stata dura l’anno dopo giocare per 6 mesi nella Berretti del Noceto in C2. Ho capito come si vive il calcio in ogni categoria».
Poi la presenza, con gol, in Nazionale contro San Marino.
«Indimenticabile, forse qualcosa in più avrei potuto fare».
L’obiettivo è tornare in A?
«Sarebbe riduttivo, non ho subito una bocciatura. Non sono vecchio, a me il calcio piace, mi diverto. Ho un obiettivo, ma non glielo dico».
Ha mai pensato al dopo?
«È una cosa ancora lontana. Di sicuro non farò l’allenatore, ci vuole tanta pazienza».