Paolo Pulici: «Oggi il calcio è pieno di stranieri, se voglio un giovane forte lo trovo anche a Palermo»

Paolo Pulici, storico attaccante del Torino, ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine del Trofeo Maestrelli, toccando diversi temi, dal calcio moderno alla sua visione sui giovani italiani, fino alla situazione del Torino e del calcio nazionale.

«Un’emozione unica, essere ricordato in questo modo fa sempre piacere. Non c’è niente da dire, essere qui è bello, e poi ho visto che siamo in tanti, davvero tanti» ha esordito Pulici, parlando della sua partecipazione all’evento.

A fine carriera ha scelto di non lavorare con i professionisti, una decisione precisa: «No, io non ho mai voluto. Mi hanno sempre insegnato che prima di essere calciatori bisogna essere uomini. Oggi, purtroppo, ci sono pochi che la pensano così».

Il calcio attuale non lo entusiasma, soprattutto per l’eccessivo numero di stranieri nei club italiani: «Per me non è più il calcio di una volta. La prova è che, come vedete, siete qui per incontrare uno che ha giocato vent’anni fa, mentre i calciatori di oggi non hanno lo stesso rispetto per i tifosi che avevamo noi».

Sulla situazione del Torino, Pulici è diretto: «Non è che non mi faccia un’idea, è che le delusioni pesano, e allora preferisco non pensarci troppo. Però per rilanciarsi, a questo Torino, servirebbe quello che si diceva una volta: prima di essere calciatori bisogna essere uomini».

Quando gli viene chiesto se c’è un attaccante italiano che lo colpisca, la sua risposta è secca: «Gli attaccanti? Ormai giocano tutti gli stranieri. Costano meno e non creano problemi. Quindi, non c’è nessuno che mi colpisca particolarmente».

Neanche Retegui e Kean, presenti in Nazionale, sembrano convincerlo: «Ma perché bisogna far giocare chi ha solo il bisnonno italiano? Non ci siamo».

Pulici rimpiange il passato, quando il calcio italiano era dominato da grandi bomber nostrani: «Tanti anni fa era diverso. O eri italiano, o non giocavi. Oggi gli italiani non sono più capaci, il calcio è pieno di stranieri. È una delusione».

Per lui il problema nasce dalle scelte societarie: «Se devo scegliere un giocatore, non vado a cercarlo a Parigi o Berlino, vado in Italia, a Napoli, a Palermo, a Milano. Ora, invece, pensano solo a far giocare gli stranieri, probabilmente perché costano meno».

E l’ultimo grande attaccante italiano? «Gli ultimi grandi attaccanti italiani che ho conosciuto sono stati Gigi Riva, Boninsegna, Savoldi. Erano giocatori che facevano godere i tifosi durante tutta la stagione. Non come adesso, che il tifoso non sa nemmeno perché va allo stadio».

Parlando del Torino, Pulici ha citato Ricci come uno dei pochi giovani promettenti: «Ricci è un ragazzo che sta salendo, ma è da tanto che sta crescendo. Bisogna vedere se non lo rovinano».

Infine, una battuta sulla società granata e sulle sue ambizioni: «Il Torino dovrebbe essere venduto? Se non lo decide Cairo, possiamo ragionare come vogliamo. Gioca a metà bassa classifica e basta. Il bilancio è davvero a posto? Quale bilancio? Ci guadagna lui o la società?».

E sull’Europa: «Puntare è una cosa. Ma per arrivarci, la squadra deve essere in grado di competere. La squadra, sinceramente, non la vedo. Poi magari mi sbaglio».