“MI HA CHIAMATO GATTUSO”: passaggio di consegne in Nazionale | Lo ha rivelato l’ex Ct

Gennaro Gattuso (LaPresse) Ilovepalermocalcio

Rino Gattuso e l’inaspettata telefonata, durante uno dei periodi più difficili dell’intera storia della Nazionale

Inutile dirlo e ripeterlo: negli ultimi anni l’Italia del calcio ha attraversato una fase di profonda incertezza. Dopo il trionfo di Euro 2021, le aspettative erano altissime, ma le prestazioni altalenanti e le difficoltà nel ricambio generazionale hanno reso la situazione più complicata del previsto. Le qualificazioni mondiali mancate, unite a prestazioni poco brillanti nelle competizioni successive, hanno generato un clima di delusione diffusa. I tifosi, abituati a vedere gli Azzurri protagonisti, si sono ritrovati a fare i conti con un progetto tecnico che non ha mai trovato piena stabilità.

In questo contesto, l’addio di Luciano Spalletti alla panchina della Nazionale ha rappresentato uno dei momenti più discussi. Il tecnico toscano, arrivato con grandi aspettative, non è riuscito a imprimere quella svolta tanto attesa. L’esonero, arrivato dopo prestazioni poco convincenti, ha lasciato strascichi di amarezza e riflessioni profonde. Non si è trattato soltanto di un cambio di allenatore, ma di un segnale chiaro di un progetto che non ha saputo decollare.

Ospite alla trasmissione televisiva “#Nonsolomercato” su Rai 2, Spalletti ha raccontato senza filtri il suo stato d’animo e il bilancio della sua esperienza azzurra. Ha parlato di un percorso segnato da difficoltà interne, dalla necessità di creare un clima di affetto e compattezza con i giocatori, e dell’importanza di fare risultato in un calcio che non concede seconde occasioni. Ha ammesso di aver imparato anche da allenatori emergenti, sottolineando come il calcio, pur essendo semplice, richieda costante aggiornamento e capacità di adattamento.

La sua analisi ha toccato un punto cruciale: il livello qualitativo (molto più basso) dei giocatori a disposizione, anche rispetto al passato. “Prima si poteva scegliere tra cinquecento calciatori – ha detto – ora tra cinquanta. Non possiamo permetterci il lusso di escludere chi ha fatto scelte particolari, come andare a giocare in Arabia Saudita, se è in grado di dare un contributo importante alla maglia azzurra”. Una riflessione che apre un dibattito sul futuro delle convocazioni.

L’amarezza per il flop azzurro ed il futuro

Ma, nonostante l’esonero, il tecnico non ha chiuso la porta a nuove avventure, ma ha chiarito di voler attendere un progetto “clamoroso” prima di rimettersi in gioco. L’obiettivo, ha ribadito, è quello di ritrovare un ambiente in cui si possa lavorare con armonia e passione, lontano dalle tensioni e dalle pressioni estreme vissute in azzurro. “Ho bisogno di ricreare un clima d’affetto, di essere compatto con i miei calciatori e di fare risultato. Perché nel calcio ciò che conta è quello”, ha dichiarato.

Le sue parole hanno lasciato trasparire una ferita ancora aperta. Non è stato un addio indolore, ma un congedo che porta con sé il peso di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. La Nazionale, intanto, è già proiettata verso nuove sfide, con l’obiettivo di ritrovare stabilità tecnica e risultati convincenti.

Luciano Spalletti/ fonte LaPresse- ilovepalermocalcio.com

Il passaggio di consegne e la telefonata di Ringhio

E poi, Spalletti ha svelato un retroscena curioso. Il cellulare ha squillato, e dall’altra parte c’era proprio il neo Ct, Rino Gattuso. Un gesto di stima tra due uomini di calcio, entrambi animati da una forte passione per questo sport. “L’ho sentito – ha raccontato Spallteti – ci siamo scambiati un paio di battute. Lo stimo molto perché è un passionale e uno che dedica moltissimo tempo al suo lavoro. Gli faccio un grande in bocca al lupo”.

Al di là delle rivalità e delle dinamiche del calcio di oggi, si può dire sia stato un gesto che dimostra come lo spazio per il rispetto reciproco e la solidarietà tra allenatori ci sia sempre. Ma adesso il passato è passato, e di certo dopo il passaggio di consegne il compito più arduo toccherà proprio a Gattuso, che si trova a guidare gli azzurri verso il grande sogno della qualificazione. Obietttivo difficile ma non impossibile. E adesso, anche con la “benedizione” di chi, fino a pochi mesi fa, sedeva sulla stessa panchina…