Giornale di Sicilia: “«Spietato e senza scrupoli». L’atto di accusa per il killer”
«Un’azione così violenta, dimostrativa, di totale disprezzo per la vita umana». È questo uno dei passaggi più duri dell’ordinanza del Gip Claudio Emanuele Bencivinni, riportata da Fabio Geraci sul Giornale di Sicilia, con cui è stata disposta la custodia cautelare in carcere per Gaetano Maranzano, 28 anni, dello Zen, reo confesso dell’omicidio di Paolo Taormina, il ventenne titolare del pub “O Scruscio” di via Spinuzza, ucciso con un colpo di pistola alla testa nella notte tra sabato e domenica.
Il giudice, spiega ancora Geraci nel Giornale di Sicilia, non ha convalidato il fermo eseguito dai carabinieri domenica — poiché non sono emersi elementi concreti sul pericolo di fuga — ma ha accolto la richiesta della Procura, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dal sostituto Giovanni Antoci, disponendo comunque il carcere come unica misura adeguata.
Maranzano, difeso dall’avvocato Rosanna Vella, resta quindi detenuto ai Pagliarelli. Gli arresti domiciliari, anche con il braccialetto elettronico, sono stati esclusi perché l’indagato è considerato «non capace né propenso a osservare in modo spontaneo le prescrizioni dell’autorità giudiziaria».
Nel provvedimento, il Gip — come sottolinea Fabio Geraci sul Giornale di Sicilia — traccia un ritratto inquietante del giovane omicida: «È dotato di un’indole priva delle minime doti di autocontrollo». Parole che restituiscono, insieme alla brutalità dell’omicidio, l’immagine di un uomo incapace di fermarsi davanti alla vita di un altro.
Il giudice scrive inoltre che «l’evento morte non era stato rappresentato solo come possibile, ma era stato accettato dall’indagato nella sua concreta accadibilità», dunque nella piena consapevolezza che i colpi esplosi potessero essere mortali. Il movente, aggiunge il Gip, appare «assolutamente ingiustificato», espressione di «un impulso criminale sproporzionato e privo di qualsiasi ragione».
Le modalità dell’esecuzione — la freddezza, l’indifferenza dopo lo sparo e la fuga senza esitazione — impongono, secondo l’ordinanza citata da Geraci sul Giornale di Sicilia, «la custodia in carcere come unica misura idonea a scongiurare il pericolo di reiterazione criminosa e di inquinamento probatorio».
La ricostruzione dell’agguato è ormai chiara: Paolo Taormina era intervenuto per sedare una lite davanti al locale di famiglia, ma nel gruppo che aveva innescato la miccia c’era anche Maranzano, che covava rancore per presunti apprezzamenti rivolti alla sua compagna. «Non ci ho visto più e gli ho sparato in testa», ha confessato l’indagato.
Tre testimoni oculari — la sorella, la cugina e la fidanzata della vittima — lo hanno riconosciuto «con assoluta certezza» dalle foto pubblicate su TikTok. Le immagini delle telecamere di via Spinuzza, inoltre, riprendono il momento esatto in cui punta l’arma e spara, per poi fuggire a bordo di una Lancia Y insieme ad altri tre giovani.
Un’azione brutale e priva di scrupoli, davanti a decine di persone. Come conclude Fabio Geraci sul Giornale di Sicilia, per il Gip è la prova della «totale noncuranza per la sorte della vittima» e della pericolosità di un uomo «spietato e senza autocontrollo».
