LA NUOVA LEGGE INCHIODA IL CLUB: bilanci gonfiati e debiti alle stelle | Salvare la società è ormai impossibile

Marotta

Marotta - fonte lapresse - ilovepalermocalcio

Nella crisi finanziaria del calcio italiano, la situazione dell’Inter sembra particolarmente complicata: ecco perché

In particolare negli ultimi anni il panorama calcistico europeo ha visto cadere sotto il peso dei debiti diverse società storiche. La storia era sempre la stessa: club totalmetne incapaci di sostenere bilanci “gonfiati” e spese fuori controllo. Da fallimenti clamorosi a salvataggi all’ultimo minuto, inutile dirlo, la lista è parecchio lunga. In Italia ricordiamo numerosi casi di “ripartenza” dalle serie minori, vittime di una gestione imprudente e di investimenti poco lungimiranti. E il fenomeno non riguarda soltanto realtà provinciali, ma anche piazze blasonate a rischio di “scomparsa” anche a causa di sponsor fantasma o proprietà “opache”.

Ed è proprio in questo contesto ceh l’Inter rappresenta oggi una delle società più “osservate”. Il passaggio dalla gestione Suning al fondo Oaktree ha rappresentato un punto di svolta: la precedente proprietà aveva accumulato perdite significative, mentre la nuova ha imposto un approccio focalizzato sulla stabilità economica. Il club ha avviato un piano di risanamento che, almeno sulla carta, sembra puntare a un futuro più sostenibile, riducendo gradualmente il debito totale.

Una mossa simbolica di questa strategia è stato il rimborso anticipato del bond da 415 milioni di euro, originariamente in scadenza nel 2027, sostituito da un nuovo finanziamento privato con termine nel 2030. Questa operazione, oltre a tagliare i costi di interessi (pari al 6,75% annuo), ha liberato risorse e dato respiro alle casse nerazzurre, consolidando l’idea di un club impegnato nella ristrutturazione economica.

Ma attenzione, perché le ombre, nonstante tutto, non mancano. L’inchiesta televisiva del programma “Report” ha acceso i riflettori sulla reale entità del debito, con il commercialista Gian Gaetano Bellavia che ha parlato di una cifra complessiva di 734 milioni di euro. Numeri che, secondo l’esperto, renderebbero difficilmente sostenibile il progetto per il nuovo stadio, valutato in oltre 1,2 miliardi di euro.

Ma non finisce qui, a proposito di rischi. Andiamo a scoprire il perché

L’Inter e tutti i dubbi sulla sostenibilità

Bellavia ha affermato che “una squadra in questa situazione dovrebbe prima saldare i debiti e poi pensare a investimenti di simile portata”. L’inchiesta ha inoltre fatto emergere il problema di sponsor inesistenti e partnership mai chiarite, un aspetto che per anni ha alimentato un sistema poco trasparente, non solo per l’Inter ma per tutto il calcio italiano.

Gli stessi anni recenti hanno visto il club muoversi tra fondi cinesi, scatole vuote e accordi commerciali che si sono rivelati inconsistenti. Questi elementi sollevano interrogativi non solo sulla solidità finanziaria attuale, ma anche sulla capacità di rispettare eventuali nuove normative più stringenti.

San Siro
San Siro fonte Ansa – Ilovepalermocalcio.com

Il grande rischio: “Cancellazione immediata” dal campionato

Ed è proprio in questo caso che entra in gioco la cosiddetta legge Lotito, una proposta che – se approvata – imporrebbe criteri rigidissimi a tutte le società: identità reali per proprietari e investitori, tracciabilità totale dei capitali, multe milionarie e penalità sportive in caso di violazioni. Un cambiamento che, nelle parole di diversi osservatori, equivarrebbe a una rivoluzione per il calcio professionistico italiano.

Per l’Inter, come per altri club in condizioni delicate, l’entrata in vigore di una normativa simile potrebbe avere effetti immediati e devastanti. Nel peggiore dei casi, l’adeguamento forzato potrebbe comportare l’uscita di scena della società nella sua forma attuale, aprendo scenari di rifondazione o addirittura di fallimento. I club, al solo pensiero, al momento attuale non possono che… tremare. Ma, probabilmente, per tutti i club è giunto il momento di guardarsi un po’ più “seriamente” allo specchio. E i nerazzurri, certamente più di tanti altri, avrebbero seri motivi per preoccuparsi.