Torretta Café, Inzaghi: «Mondiale e Champions? Due emozioni diverse, ma entrambe indimenticabili»
L’allenatore del Palermo ricorda le sue abitudini scaramantiche da calciatore e rivive le emozioni della finale di Atene: «Quella è stata la partita della vita»
Anche chi cerca di nasconderlo, un po’ di scaramanzia se la porta dietro. Filippo Inzaghi, nel corso della puntata di “Torretta Café”, ha raccontato una delle sue abitudini più curiose risalente alla stagione 2002-2003, culminata con la vittoria della Champions League con il Milan.
«Cerco di non far vedere di essere scaramantico, quando giocavo avevo le mie fissazioni e quell’anno nel 2003, visto che avevamo quasi 40 minuti di pullman da Milanello a San Siro, ascoltavo la musica e una volta arrivai allo stadio ascoltando il brano “Certe notti”. Vincemmo. Io feci gol. Da allora iniziai ad assorbirmi per 40 minuti la stessa canzone, visto che aveva portato bene ed è arrivata fino a Manchester dove poi abbiamo giocato la finale».
Oggi da allenatore cerca un equilibrio diverso:
«Cerco di far vedere di essere meno scaramantico possibile, di credere soprattutto nel lavoro, perché dopo se si crede troppo alla scaramanzia, magari si lascia da parte il resto. Si tratta di una sorta di abitudini che poi quando portano bene cerchi di ripetere ma niente di più».
Inzaghi ha poi rievocato con emozione uno dei momenti più iconici della sua carriera: la finale di Champions League del 2007 ad Atene, vinta dal Milan contro il Liverpool con una sua doppietta.
«Il gol che vedo alle tue spalle, penso che quella è stata la mia partita. Io ho avuto la fortuna di fare più di 300 gol ma poi in Italia, dove siamo abbastanza cattivelli, se non li fai nelle partite decisive dicono che ne fai tanti ma non determini. Fare due gol in una finale di Champions League e vincere 2 a 1 beh… penso che quella sarà ricordata da tutti i milanisti e da me come la partita della vita ecco».
E a chi gli chiede se valga di più vincere una Champions o un Mondiale, risponde con lucidità:
«Il Mondiale senza dubbio è ai livelli della Champions, però ho giocato poco e avuto la fortuna di far gol. Chiaro che sarà un ricordo indimenticabile però non posso paragonarlo a una finale di Champions in cui ho realizzato due gol. Poi sia Mondiale che Champions sono state due cose straordinarie».
Alla fine, anche un momento simbolico legato al trionfo di Berlino 2006:
«Questo è un bellissimo regalo. Ecco, me lo tengo».
