Palermo, Luca Toni ricorda Zamparini: «Un uomo vero presidente tifoso. Lui rappresenta l’epopea di questa società»

Intervistato dall’edizione odierna de “La Repubblica” Luca Toni ricorda Maurizio Zamparini.

Luca Toni, la sua carriera comincia con la scommessa di Zamparini. «Il progetto mi conquistò. All’inizio, ebbe grande fiducia nelle mie qualità di goleador. Mi prese dal Brescia, fece di tutto perché accettassi il passo indietro in B».

Perché scelse di scendere di categoria? «Mi colpì il suo entusiasmo, la sua voglia di costruire una squadra vincente. Poteva sembrare una bocciatura, o solo un sogno, invece la sua proposta mi permise di rilanciarmi ad alti livelli».

La promozione in A dopo 32 anni, un giorno indimenticabile. «Un campionato strepitoso. Eravamo partiti con Baldini e qualche incertezza, poi la lite con il patron, l’esonero e l’arrivo di Guidolin. Con lui fu un trionfo. Tutto in discesa. Ma si trattava di un Palermo forte che l’anno dopo sarebbe entrato in Coppa Uefa sfiorando addirittura la Champions. Fosse arrivata, sarebbe stata leggenda».

Poi, la mancata riconferma. «Perché sono andato via? Molto semplice: loro erano convinti che avessi raggiunto l’apice con due stagioni di conquiste e tanti gol».

Fuori Guidolin dentro Del Neri. «Zamparini e il nuovo allenatore pensarono che fosse arrivato il momento di incassare. Presero Caracciolo e Makinwa, considerazioni purtroppo sbagliate, che non discuto, anche perché, per me, Firenze fu un nuovo trampolino di lancio: 31 gol, la Scarpa d’oro, il Bayern e altri successi, compreso il mondiale. Insomma, ho vinto di tutto».

Il suo giudizio sul presidente? «Un uomo vero, un personaggio. Sono stato fortunato ad incontralo. Si vedeva poco, ma quando arrivava coglievi il suo slancio. Interveniva solo quando le cose non andavano bene o per paura di non raggiungere il traguardo. Eravamo noi a dirgli di stare tranquillo. Ci teneva proprio a scrivere la storia palermitana».

Da quei giorni, l’ha più incontrato? «No, comunque il suo ricordo mi accompagna perché è stato importantissimo per il mio futuro e ha insistito per avermi».

Un episodio che le è rimasto nel cuore? «Quando mi vide, esclamò: “La B è solo di passaggio, tra qualche anno poche squadre, anche in A, saranno più forti di noi. Ha portato alla ribalta veri campioni e sembra tutto normale. Poi il tempo passa, magari sei in C, e ti chiedi: Ma giocavano veramente a Palermo? E tutto questo è stato merito suo. Certo può aver fatto sia bene che male, ma rappresenta l’epopea di questa società».

E ora che non c’è più? «A parte il dispiacere personale, il calcio perde un presidente-tifoso in via di estinzione visto che saremo sempre più in mano alle proprietà straniere. Mancheranno personaggi come lui».