Repubblica: “Zampa, venditore di sogni. Sedici anni a tutta forza dal rosa shocking al nero”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla scomparsa di Maurizio Zamparini ripercorrendo i suoi successi alla guida del Palermo.

«Presidente, siamo davanti a una villa. Il numero civico è il 18? » . « Il numero non lo conosco, ma la villa è sicuramente la mia. Entrate, sto arrivando » . Talamone, estate 2002. Fu quello il primo incontro con Maurizio Zamparini che stava per acquistare il Palermo. Quello che sarebbe diventato il presidente più vincente della storia del calcio palermitano scese dall’auto abbigliato come un turista che era appena tornato dal mare, con tanto di retino per i pesci. Con lui la moglie Laura e il figlio Armando, all’epoca un bambino. Armando che a ottobre dello scorso anno è stato trovato senza vita nel suo appartamento di Londra. Un dolore troppo grande per il già provato Maurizio Zamparini, che è morto ieri a 80 anni in una clinica in provincia di Ravenna, 4 mesi dopo il figlio.

Quello nella villa di Talamone, a poca distanza dalla casa di Giovanni Trapattoni, fu il primo di una serie infinita di incontri negli anni in cui il presidente ha guidato il Palermo. Quel giorno Zamparini aveva in mano due liste: in un foglio la rosa del Genoa, in un altro quella del Palermo. «Mi hanno proposto di acquistare entrambe le squadre — ci disse — e non so quale scegliere». Per fortuna dei tifosi rosanero scelse il Palermo. Perché Zamparini potevi amarlo o odiarlo, condividere o meno i suoi slanci, trovarlo divertente o arrogante. Di certo, però, la storia del Palermo non ha mai avuto un presidente vincente come lui. Zamparini è stato lo “straniero” arrivato da terre lontane per raccontare qualcosa di nuovo.

Stile personale e l’irruenza di chi vuole stare in prima pagina. A Palermo si presentò con grandi progetti e con investimenti che nessuno prima si era sognato. Un uomo che si è fatto dal nulla, che ha creato un impero con la sua intelligenza. Un uomo che, quando i suoi ex soci con un sotterfugio gli portarono via la fabbrica di termosifoni, decise di vendere l’auto di grossa cilindrata e con la “ 500” della prima moglie andò in giro per il Nord Italia a vendere le prime segreterie telefoniche. Poi l’illuminazione dei centri commerciali, che nel giro di poco tempo lo resero uno degli italiani più ricchi dell’epoca. «I miei colleghi imprenditori — ci raccontò negli uffici della sua azienda a Sesto Calende — si sputtanano i soldi con le donne, con le auto, magari giocando al casinò. Io invece voglio la popolarità e i titoli sul giornale » . E questa è stata la fortuna dei giornalisti, al pari della fortuna dei tifosi. Zamparini senza freni: «Mi sto mangiando il secondo testicolo per aver lasciato andare via Pioli. Il primo me lo sono già mangiato » . Zamparini politicamente scorretto: «Mutu è uno zingarello e lui è abituato a certi trucchi». Zamparini che ti dava sempre un titolo: « Glerean? Mia moglie allenerebbe meglio». Zamparini a volte spaccone: «Presidente, a che ora arriva domani? Quando voglio, l’aereo è mio».