Palermo, Piero Grasso ricorda Zamparini: «Volevano mollasse e lo bersagliarono. Nessuno come lui»

Intervistato da “La Repubblica” Piero Grasso ha ricordato così Maurizio Zamparini.

Presidente Grasso, come nacque la sua amicizia con Zamparini? «Grazie a mia moglie e a una partita della Nazionale giocata a Palermo. Noi eravamo una fila sotto Zamparini e la consorte. L’amicizia nacque tra le signore e poi si estese alla famiglia».

Una frequentazione intensa? «Sì, ma sempre legata al Palermo. Io sono un grande tifoso e cominciammo a frequentarci, sempre per le vicende legate alla squadra».

Iniziarono le trasferte insieme. «Zamparini era un grande compagno di viaggio. Ricordo quando a Maribor scoprì Ilicic e Bacinovic. Aveva un grande intuito».

Lo dimostrò nell’affare Pastore. «In un filmato l’aveva visto fare uno stop con il tacco e allora decise che doveva prenderlo a tutti i costi».

Spesso in estate lei era suo ospite a Bad Kleinkirccheim. «Erano momenti spensierati. Andavamo a raccogliere funghi e seguivo gli allenamenti insieme a lui. Ma la cosa che mi piaceva di più era tirare due calci al pallone con il povero Armando, il figlio di Zamparini morto di recente, che all’epoca era un bambino».

Quanto ha influito la scomparsa del figlio nella morte di Zamparini? «Sicuramente tanto. Non bisogna essere medici per capirlo».

Con Zamparini il calcio a Palermo ha toccato il suo apice. «Ci ha fatto sognare e non è stato ripagato dalla città. Certamente non si è arricchito con il calcio e anzi ha intaccato le sue finanze, ma in Italia bisogna morire per vedere riconosciuti i propri meriti».

Ammetterà che la sua vicenda palermitana è finita nel peggiore dei modi possibili. «Credo abbia pagato la contestazione nei suoi confronti che è montata in città e soprattutto tra i tifosi».

Ma su Zamparini ci sono state anche inchieste giudiziarie. «Secondo me era diventato un obiettivo di chi aveva deciso che dovesse lasciare il Palermo».

Anche dei suoi ex colleghi magistrati? «L’obiettivo è stato raggiunto anche attraverso l’azione della magistratura. Un’azione che io posso capire, ma che credo abbia risentito dell’atmosfera che si respirava in città e che era portatrice della volontà di fargli lasciare il club».

Ricorda la polemica che vi vide protagonisti sui temi dell’antimafia? «Sicuramente, e non potevo certo essere d’accordo con lui. La mia vita e il mio impegno professionale sono la testimonianza che si sbagliava. Tanto è vero che la domenica successiva fece entrare Dybala in campo con una t-shirt contro la mafia».

Da quanto non vi sentivate? «La nostra frequentazione è finita quando lui ha lasciato il Palermo».

Ci sarà mai un nuovo Zamparini a Palermo? «Non penso ci sarà un “pazzo” che vorrà investire tutti i soldi che lui ha gettato nel Palermo»