Gds: “Palermo. Mafia della Noce, due secoli di carcere”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sugli arresti per mafia alla Noce.

Erano il terrore di imprenditori, commercianti, panifici e tabaccai. Non gli sfuggiva nulla e per raggiungere i loro obiettivi ricorrevano sistematicamente ai furti, al pizzo, si accaparravano negozi e ditte usando le minacce tipiche di Cosa nostra e sempre loro concedevano i permessi e le autorizzazioni a chi voleva aprire una nuova attività imprenditoriale.

Due operazioni consecutive della squadra mobile, a maggio e a luglio del 2022, avevano messo fine al loro potere e ieri il giudice per l’udienza preliminare, Angela Lo Piparo, ha condannato ventuno tra boss e gregari delle famiglie mafiose della Noce e Cruillas che erano coinvolti nell’inchiesta Intero mandamento, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura.

Una sola assoluzione, quella di Davide Cacioppo, difeso dall’avvocato Alessandro Pergolizzi, per il quale il sostituto procuratore Giovanni Antoci aveva chiesto due anni. Le pene sono già scontate di un terzo come previsto dal rito abbreviato: tutti erano accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione in alcuni casi con l’aggravante del metodo mafioso e ricettazione. I verdetti più pesanti – 20 anni – sono stati quelli nei confronti di Giancarlo Seidita e del suo braccio destro Daniele Formisano, perfino più alti rispetto a quelli invocati dalla procura che erano stati rispettivamente di 16 anni e 4 mesi e di 14 anni e 8 mesi.

Secondo gli inquirenti, Seidita – con una condanna definitiva nel 2012 per mafia dopo l’affiliazione avvenuta al cospetto dei fratelli Calogero e Sandro Lo Piccolo – sarebbe stato il reggente del clan dopo essere subentrato al cugino Giovanni Nicoletti, deceduto nel 2020 per una malattia. Che gli affiliati riconoscessero il ruolo di vertice a Seidita viene fuori, ad esempio, da una conversazione intercettata: «Questo ha un vissuto, non stiamo parlando di chiunque… la forza ce l’ha, tutti con lui sono… Non parliamo di una famiglia. Parliamo di un mandamento».