Gds: “«Il finto bonifico e un giro di aziende per truccare i bilanci». Ecco come i Tuttolomondo hanno fatto fallire il Palermo”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sull’arresto dei fratelli di Tuttolomondo.

«Gli indagati, in un ristretto arco temporale, hanno attuato un disegno criminale strutturato. Reati che assumono anche un disvalore sociale perché fatti a danno di un’importante società calcistica in grado di convogliare la passione di numerosissimi tifosi.

L’auspicio è che, archiviata definitivamente questa triste vicenda, il Palermo calcio di oggi possa tornare quanto prima ad esibirsi in palcoscenici adeguati al blasone della squadra e alla tradizione della città».

Il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo Pef (polizia economica finanziaria) della guardia di finanza, spiega che l’inchiesta nasce soprattutto sulle orme del passaggio di quote scontate dall’ex patron Maurizio Zamparini alla corte dei Tuttolomondo, «per capire cosa c’era dietro alle società che erano state coinvolte nell’acquisizione e per intercettare eventuali condotte illecite… e in realtà ne sono venute fuori un bel po’».

«Hanno cercato di fare il grosso colpo di mercato, prendendo una società praticamente gratis, con la speranza di poter coprire tutti quei debiti che si erano accollati. Ma il progetto della Serie A non si è concretizzato, è venuto meno il castello di soldi che si erano costruiti e sono andati in fortissima difficoltà».

«Serie B? Si perdevano diritti televisivi, sponsorizzazioni e la biglietteria
della B è infinitesimale rispetto all’incasso generato dalla Serie A. Quindi erano spiazzati. C’è da considerare che qualche mese prima la Covisoc aveva già fatto un’informativa alla ex società rosanero, dicendo che non era in linea con gli indici di patrimonializzazione richiesti per l’iscrizione al campionato e che serviva una ricapitalizzazione di circa otto milioni. I due imprenditori e la loro squadra di consulenti arrivano in questo momento e devono in qualche modo salvare le apparenze e cercare di iscriversi al campionato di Serie B, per questo mettono in campo tutta una lunga catena di condotte irregolari».

«Uno dei requisiti per l’iscrizione al campionato era il pagamento delle imposte, delle trattenute Irpef e Inps fino al mese di maggio dell’anno precedente e parliamo di circa due milioni di euro. Per compensare il debito, si inventano delle acquisizioni di rami d’azienda assolutamente fantasiose.

Provano a fare passare un primo tentativo di acquisizione di una società che avrebbe avuto in pancia un credito che potevano appunto utilizzare in compensazione. Ma l’allora presidente del collegio sindacale trova delle anomalie e blocca l’operazione. Naturalmente, poco dopo viene rimosso e sostituito da un loro factotum. Prima della scadenza del termine per la presentazione dell’iscrizione che era il 24 giugno, gli imprenditori si inventano un’altra acquisizione d’azienda, la Group Itec».

«È un’azienda di Viterbo che si occupa di strutture metalliche, quindi anche poco attinente a una squadra di calcio. Eppure, nonostante sia inattiva dal 2008, ha magicamente un credito di cinque milioni che viene dato alla Covisoc per saldare il debito fiscale e potere restare in sella.

Tra i requisiti chiesti dall’organo di vigilanza della Lega calcio c’è anche quello che impone la regolarità dei pagamenti ai giocatori e ai dipendenti della società, nel caso del vecchio Palermo si trattava di circa tre milioni e trecento mila euro. Allora che fanno di bello? Mandano un ordine di bonifico alla banca e ne inviano una copia alla Lega per dimostrare intanto di aver pagato. Insomma, cercavano di prendere tempo. Peccato che sul conto di quei soldi non c’era la minima traccia….»