“Tuttolomondo. La finanza «Così hanno spogliato la società»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sull’arresto dei fratelli Tuttolomondo, finiti in carcere con una sfilza di accuse: bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego, ma anche per falso e ostacolo alle funzioni di vigilanza della Covisoc

Ecco quanto riportato:

“Un’indagine del nucleo di polizia economico finanziaria e del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, cominciata nell’aprile del 2019 e coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Dario Scaletta e Andrea Fusco. Misure cautelari (obbligo di presentazione) anche i tre collaboratori Roberto Bergamo, padovano di 62 anni, Tiziano Gabriele, 48 anni di Albano Laziale e Antonio Atria, 54 anni, di Castelvetrano: per loro pure il divieto di esercizio d’impresa per un anno. È scattato anche un sequestro preventivo di un milione e 395 mila euro. Poca roba, rispetto al guadagno in prospettiva del ritorno in serie A che avrebbe fatto girare nelle tasche dei due circa 40 milioni di euro tra diritti tv e sponsor. Il grande sogno, diventato grande imbroglio.

Società fantasma e debiti. Avrebbero saldato debiti fiscali mediante utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti, per 1,4 milioni di euro; effettuato false comunicazioni alla Covisoc in relazione all’assolvimento dei pagamenti degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle imposte; effettuato pagamenti non autorizzati dal Tribunale per oltre 200 mila euro a favore di professionisti di riferimento in danno degli altri creditori; distratto la somma di 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività.

«Dopo l’acquisizione delle quote, la Us Città di Palermo ha subito una penalizzazione in classifica per gli illeciti sportivi commessi degli anni passati da Zamparini vedendosi preclusa la possibilità di promozione in Serie A – si legge nell’ordinanza – A quel punto Tuttolomondo e gli altri indagati si sono trovati tra le mani la patata bollente di una società piena di debiti e senza alcuna liquidità».