Corriere dello Sport: “Palermo, la sindrome degli scontri diretti”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sugli scontri diretti giocati dal Palermo.

Ancora un Palermo a metà, bello per 45′ tanto da andare al doppio vantaggio contro la seconda in classifica e miglior difesa del campionato, poi incomprensibilmente non pervenuto nella ripresa, dove non sfrutta la superiorità numerica, si fa rimontare e non riesce a costruire nuove occasioni per vincere. Un copione rovesciato rispetto a quanto accaduto spesso durante questa stagione, con i rosa capaci di superare momenti difficili per poi prendere in mano la gara e portare a casa il massimo: si pensi proprio alle vittorie casalinghe con Pisa, Cremonese e anche la più recente col Como, quando il Palermo fu inizialmente messo sotto per poi venire fuori di prepotenza nei secondi tempi.

SCONTRI DIRETTI. Tanti i rimpianti dei confronti diretti. Si rigioca subito, domani al Barbera arriva la Ternana e forse è meglio così ma resta il rebus di una squadra indecifrabile, cresciuta moltissimo negli ultimi mesi sul piano della proposta offensiva ma cui manca ancora un gradino per ergersi a protagonista assoluta della B. In sé il risultato è positivo, conquistato sul campo di una diretta concorrente con cui adesso il confronto diretto è favorevole, ma si tratta certamente di un’occasione sprecata: in classifica i rosa hanno perso un posto per il successo del Venezia.

Un’analisi fa particolarmente pensare: il Palermo ha già affrontato in trasferta tutte le altre attuali pretendenti alla promozione, ovvero Parma, Venezia, Como e Cremonese (e anche il Catanzaro). Avrebbe potuto vincere tutte e quattro le partite, il che ovviamente darebbe un altro volto alla graduatoria: in tutte si è trovato in vantaggio ma ha fatto bottino pieno solo a Venezia e nelle altre 3 occasioni, si è dovuto accontentare del pari, rimontato in maniera rocambolesca. Due volte (Parma e Cremona), ha sciupato due gol di vantaggio. Da un lato, si può dire che i rosa abbiano tutti i mezzi per stare tanto in alto, dall’altro, che una squadra che vanta certe ambizioni non può ripetere in continuazione gli stessi errori.