Corriere dello Sport: “Italia. Il grido di allarme del ct della Under 21”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Italia Under 21.

Questo non è un Paese per giovani. Paolo Nicolato, tecnico della Nazionale Under 21, lo dice senza mezzi termini: «I ragazzi sono in secondo piano e la Serie A oggi è praticamente un campionato straniero che si fa in Italia». Ben 347 calciatori su 568 (il 61%) sono nati altrove e l’età media è tra le più alte, 27 anni.

È anche vero che nel mese di gennaio diversi under si sono affacciati in prima squadra, favoriti dai casi di positività al Covid nelle varie formazioni, ma la soglia di sbarramento tra una semplice convocazione e una presenza ufficiale resta altissima. Da settembre, infatti, sono scesi in campo 39 ragazzi nati nel 2002, 2003 e 2004; di questi, appena 16 sono italiani. Solamente Scalvini (Atalanta, 6 presenze), Distefano (Fiorentina, 1), Zanotti (Inter, 1), Volpato (Roma, 1), Perrone (Salernitana, 1), Coppola (Verona, 1) e De Nipoti (Atalanta, 1) si trovano in “età Primavera”, cioè sono Under 19. Gli altri 9 italiani di questa lista, nati nel 2002, nel resto d’Europa verrebbero considerati già “grandi”. Ma non in Italia, dove giocano col contagocce.

Con l’aumento dei contagi tanti giovani entrano in prima squadra, ma il minutaggio resta basso. Paolo Nicolato, per lei cosa significa? «Convocare i giovani è diventata una necessità. Era accaduta la stessa cosa anche durante la prima ondata. Poi, purtroppo, i giovani sono tornati un po’ in secondo piano quando dovrebbero essere una priorità»
Ma la sola convocazione può bastare?
«Finché un ragazzo non gioca, non possiamo accorgerci che è bravo. L’allenamento è importante, come la frequentazione del gruppo, ma è la competizione che dà a lui e a noi le informazioni che servono. Al di là del campione, che alla distanza esce comunque dal guscio, quello che adesso manca in Italia è la fascia media, cioè quei calciatori che avrebbero bisogno di un certo percorso esperienziale per affermarsi»

Crede sia possibile inserire delle regole, come avviene nei dilettanti, per far crescere il minutaggio degli Under?
«È giusto che il campo abbia sempre l’ultima parola. Non possiamo imporre regole per far giocare chi non lo merita. Dovremmo però riflettere sulla creazione di corsie preferenziali per produrre più italiani di qualità»