Giornale di Sicilia: “Omicidio Celesia, la Cassazione annulla la sentenza: «Troppo pochi dodici anni». Nuovo processo per Matteo Orlando”
«L’attenuante della minore età appare in contrasto con una personalità criminale di elevato spessore». Con questa motivazione — riportata da Fabio Geraci sul Giornale di Sicilia — la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con cui il Tribunale per i minorenni di Palermo aveva condannato a 12 anni di reclusione Matteo Orlando, oggi diciannovenne, per l’omicidio di Rosolino Celesia, il giovane di 22 anni ucciso il 21 dicembre 2023 con due colpi di pistola al collo e al petto nella discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi.
La Suprema Corte, presieduta da Giacomo Rocchi e con relatore Alessandro Centonze, ha accolto il ricorso della Procura minorile, ritenendo troppo favorevole il trattamento riservato all’imputato. Come ricostruisce il Giornale di Sicilia, Orlando era stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e di porto illegale d’arma da fuoco, ma aveva beneficiato della riduzione di pena per l’attenuante della minore età, ritenuta prevalente sull’aggravante, oltre allo sconto previsto dal rito abbreviato.
Secondo la Cassazione, quella decisione è «priva di motivazione adeguata». Il Tribunale, infatti, aveva ritenuto che la costituzione spontanea del giovane in questura giustificasse la concessione dell’attenuante, ma — si legge nella sentenza — tale tesi «non è suffragata da riferimenti precisi sui tempi e sulle modalità di tale gesto» ed è «smentita dalle emergenze processuali».
La Corte ha inoltre ricordato che Orlando aveva «più precedenti penali, alcuni dei quali di elevato disvalore», e una personalità «segnata da comportamenti in cui il passaggio all’azione aggressiva rappresenta un ineluttabile mezzo per rispondere a momenti di stress emotivo». Elementi che, per i giudici di legittimità, rendono ingiustificata la riduzione di pena concessa in primo grado.
Fabio Geraci sottolinea sul Giornale di Sicilia che la Cassazione ha rilevato anche un’incoerenza interna nella sentenza precedente: in un punto si affermava la parità tra attenuante e aggravante, ma nel dispositivo si stabiliva che la prima prevalesse sulla seconda. Una contraddizione che impone un nuovo esame.
Il caso torna così alla Corte d’appello per i minorenni, che dovrà riesaminare il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti. La colpevolezza di Orlando resta accertata: il giovane, infatti, aveva ammesso di aver sparato, ma nel corso del processo ha fornito versioni diverse — prima sostenendo di aver agito per paura, poi per proteggere il fratello Gabriele. Quest’ultimo, giudicato separatamente, è stato condannato a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni per detenzione illegale di arma da fuoco.
La Procura aveva chiesto 18 anni di reclusione, ma il nuovo processo potrebbe ora portare a una condanna più severa, qualora la Corte confermasse che la valutazione iniziale fu eccessivamente indulgente.
