Stendardo: «Un decreto-legge come vaccino per il nostro calcio…»

Guglielmo Stendardo dice la sua sul delicato momento che sta attraversando il calcio italiano. Queste le sue parole riportate da TMW: «I dati degli ultimi giorni sono meno negativi di qualche settimana fa ma non ci consentono assolutamente di abbassare la guardia. Anzi il rispetto delle regole e di tutte le indicazioni forniteci dagli scienziati saranno determinanti per evitare un ulteriore disastro. Ciò a cui stiamo assistendo rappresenta una pandemia virale, economica e mentale. Sarà indispensabile trovare al più presto una cura risolutiva e un vaccino affinché si possa combattere e superare un mostro invisibile che ha letteralmente cambiato il mondo. Questo cambiamento andrà sapientemente governato evitando ulteriori condizioni di precarietà ed esclusioni, con un equo, efficace e tempestivo sostegno a tutte le attività produttive del nostro paese. Una di queste aziende, tra le prime in Italia, è il calcio che ha un impatto economico di circa 3 miliardi di euro, con 28 milioni di tifosi, 4,6 milioni di praticanti, 1,4 milioni di tesserati, 568 mila partite ufficiali ogni anno e con una contribuzione fiscale e previdenziale di 1,2 miliardi di euro. Questi numeri devono far riflettere ma contestualmente dobbiamo, e ancor di più in questo momento, affermare che lo sport non è solo il calcio, e il calcio non è soltanto la Serie A.

Non devono, infatti, essere i soggetti più deboli a pagare il prezzo più alto di questa situazione, sia tra i tantissimi professionisti che guadagnano sotto i 50mila euro lordi l’anno, sia tra i calciatori dilettanti, perché ci sono molti ragazzi e ragazze che vivono di calcio. Il prezzo della ripartenza ricade in gran parte su di loro ed è per questo che bisognerà garantire tutele e diritti trovando le risorse all’interno del proprio sistema. Alla luce di questi numeri, il calcio ha il diritto e il dovere di provare a finire il campionato ma che è indispensabile avere un’alternativa per evitare ulteriori effetti negativi post coronavirus. Occorre sicuramente un protocollo che garantisca la tutela della salute e la ripresa in totale sicurezza delle attività sportive. Il Comitato tecnico scientifico sarà l’ arbitro che indicherà i tempi, i modi e le misure necessarie affinché possa concludersi la stagione sportiva in corso.
Sono tanti, però, i dubbi e i punti di domanda che partono dal rispetto per le Società di un protocollo specifico fino alle responsabilità giuridiche, passando per i contratti dei calciatori ai rapporti tra Sky e Lega.In attesa della decisione del Consiglio federale, unico a poter prevedere anche un Piano B, occorreranno unità di intenti e collaborazione tra le varie istituzioni. Sarebbe, dunque, auspicabile nei prossimi giorni un intervento legislativo per porre fine alle solite rivendicazioni domestiche e agli interessi economici dei protagonisti.In un momento drammatico come quello che stiamo vivendo, la nostra bussola dovrebbe essere la Costituzione: I diritti e le libertà fondamentali come la salute, il lavoro, l’attività economica, il rispetto delle regole, delle istituzioni, la certezza del diritto rappresentano la base sulla quale costruire un futuro equo e solidale.
Questa pandemia ci sta confermando innanzitutto che siamo tutti uguali, che abbiamo bisogno di una sanità pubblica e gratuita, di ricerca scientifica, di una politica solidale, capace di futuro, di generare modelli educativi adatti alla complessità del nostro tempo. Abbiamo bisogno che si affermi il valore del bene comune per superare la barriera dell’egoismo. Non abbiamo bisogno di muri ma di ponti per riuscire a costruire, una società cooperativa, solidale, responsabile, ecologica, eterogenea, aperta. In una parola: per tutti e di tutti. Il calcio – conclude. dia l’ esempio».