Stadi aperti al 50%. A partire da Inter-Milan. De Siervo: «È il minimo sindacale»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla capienza degli stadi e le parole di De Siervo.

Il campionato ricomincerà dal 50 per cento della capienza e dai quasi 40 mila spettatori del derby di Milano. Un 50 per cento, si spera, con vista 100. Ma se la prima soglia non ha bisogno di nuovi interventi normativi, la seconda ovviamente potrebbe arrivare solo con un altro decreto. E qui naturalmente, il percorso è affollato di punti interrogativi, non tanto e non solo per il su e giù della curva epidemiologica, quanto per le incertezze di una situazione politica incandescente legata all’elezione del nuovo capo dello Stato.

Fino alla possibilità di una caduta del governo che porterebbe a un rimescolare le carte con esiti tutti da verificare. Meglio partire da ciò che sembra a questo punto se non scontato, molto probabile: finito il periodo di autoriduzione del 50 per cento, suggerito in qualche modo dal premier e dal ministro della Salute, la Lega ovviamente non rinnoverà la misura. A guidare quindi i numeri delle capienze, tornerà a essere il decreto che fissa al 50 per cento (per gli stadi) e al 35 per cento (per i palazzetti, peraltro in questo caso non c’è stato nessun cambiamento) i limiti da rispettare. C’è un altro indizio che va in questa direzione: da oggi l’Inter comincerà a mettere in vendita i biglietti per il derby.

50 sì, 100 presto. La grande frustrazione di Milan-Juve con 5mila spettatori, con l’incasso mancato per una partitissima che avrebbe ovviamente riempito San Siro, non dovrebbe dunque ripetersi. Il derby di Milano sabato 5 febbraio alle 18 si svolgerebbe con circa 38 mila spettatori, la metà della capienza dello stadio Meazza. È il “pronostico” di Luigi De Siervo, l’amministratore delegato della Lega di Serie A che ieri, dopo l’intervista rilasciata alla Gazzetta , è intervenuto a “La politica nel pallone” su Gr Parlamento: «Dalle informazioni che abbiamo, avremo almeno il 50 per cento ed è il minimo sindacale. Speriamo di poter raggiungere presto il 100 per cento della capienza degli impianti grazie al grande lavoro che sta facendo la sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali. Dobbiamo tornare a un livello di normalità e riportare il pubblico negli stadi. Perché anche quando torneranno le coppe europee sarebbe un danno enorme per i nostri club giocare all’estero con il pubblico avversario e in casa senza tifosi, perderemmo il fattore campo». De Siervo, fra l’altro, ha incrociato la Vezzali nel weekend della Coppa del Mondo di sci, a Cortina, in un incontro che deve essere stato incentrato soprattutto su due fronti: ristori e capienze .

Via francese Realisticamente, immaginare in piena bagarre “quirinalesca” di poter trovare la sponda giusta per andare a ritoccare verso l’alto l’attuale limite, potrebbe essere velleitario. Meglio sfruttare il ritorno al 50 per cento come una base di partenza tanto più in un inizio di mese che partirà con una grande novità: l’abolizione, sia all’aperto sia al chiuso, di ogni limite di presenza in Francia, paese fra i più severi nelle misure anti Covid, calcio compreso, come dimostrò la decisione nel primo anno di pandemia di cancellare il campionato, scelta unica fra le cinque più importanti leghe europee.

Meno lontano E il 100 per 100? Questo traguardo è sicuramente meno lontano. È chiaro che i numeri dei contagi, e soprattutto delle ospedalizzazioni e delle terapie intensive, vanno monitorati con uno sguardo più lungo di quello del bollettino quotidiano. Ma anche nella comunità scientifica si fa sempre più strada una narrazione più ottimista del futuro anche a breve periodo. Ed ecco perché si potrebbe ipotizzare una crescita a distanza ravvicinata anche per le capienze. In quegli stadi che sono ormai da settimane un luogo riservato soltanto agli spettatori vaccinati o guariti, visto l’obbligo di green pass “rafforzato”.