Rosario Pergolizzi, un addio da trionfatore: la rinascita del Palermo porterà il suo nome

Era il 5 agosto 2019: tante erano le incognite e poche le certezze. Dopo l’inferno, il Palermo era stato gettato nel dimenticatoio, tra i dilettanti. Un affronto di carattere sportivo, per un club storico, che fino a pochi mesi prima si trovava in cima alla classifica di serie B, pronto a tornare nell’élite del calcio nostrano. Eppure la realtà diceva chiaramente: quarta serie, si riparte dal via, tutto daccapo. Non c’era niente quel 5 agosto, non c’era neanche una squadra, ma c’era già una pedina rivelatasi poi fondamentale: Rosario Pergolizzi.

Lui, il nome, che tra mille incognite, avrebbe dovuto significare soltanto una cosa, “rinascita”. Un compito arduo, difficilissimo, non da tutti: quello di trovare l’amalgama e l’alchimia giusta ad una squadra composta in soli 20 giorni, per larghi tratti formata da giovani e giovanissimi alla prima esperienza in una prima squadra. E allora si parte, 12 agosto 2019, in una calda mattinata estiva la squadra si ritrova al “Casena dei Colli” tra mille incertezze. Negli occhi di Rosario Pergolizzi, quella mattina, c’era già la determinazione e la cattiveria agonistica, visibile ad esempio nel primo saluto a Martinelli e Lancini, appena arrivati e pronti a svolgere le visite mediche.

Un palermitano dunque, alla guida del sodalizio rosanero, un simbolo di appartenenza al territorio, una pressione pesantissima da gestire. Lui, Pergolizzi, l’unico tecnico della storia rosanero ad aver vinto qualcosa, quello scudetto Primavera nel 2010, proprio nel periodo in cui la prima squadra siciliana vedeva giocare tanti campioni al Barbera. Ma il passato, in quel 12 agosto, non contava, la realtà diceva ancora una volta, cruda e nuda: serie D, dilettanti.

E allora mattone dopo mattone, allenamento dopo allenamento, amichevole dopo amichevole, Pergolizzi e i suoi ragazzi hanno cominciato a prendere confidenza con la nuova categoria. Le preoccupazioni, i timori, e le perplessità spazzate via al primo match ufficiale contro il Marsala. Ci ha pensato Lucera, un altro palermitano “vero”, mandato in campo da Pergolizzi, a sbloccare la stagione dei rosanero, conquistando i primi tre punti del nuovo Palermo.

Quella di Rosario Pergolizzi, è stata una stagione difficile, anche se da un lato prettamente “sportivo” forse non risulta essere così. Il club rosanero è sì, rimasto al vertice del girone I della serie D praticamente dalla prima giornata, ma con il passare delle settimane, la pressione mediatica intorno al tecnico rosanero è cresciuta sempre di più. Fatto normale, in una piazza pretenziosa e dalla storia infinita come quella palermitana.

A Pergolizzi, è stata contestata più volte durante la stagione la gestione del gruppo. Qualche problema con giovani come Rizzo Pinna, ma anche con alcuni over come ad esempio Ricciardo. I panni sporchi si lavano in casa certo, ma qualche malumore è sicuramente trapelato. Al di là di questo però, gli episodi da “matita blu” per il tecnico sono stati in particolare due: Acireale e Savoia. Sconfitta per 1-3 con i primi, altra sconfitta per 0-1 contro i secondi. Due “brutte” figure casalinghe che hanno portato Pergolizzi al centro di un battito tra i tifosi, che ne hanno chiesto la testa in più occasioni.

Nonostante questo però, la società rosanero ha saputo tenere botta, ha deciso di dare fiducia al tecnico e – al contrario del passato – non ha rivoluzionato tutto a stagione in corso. Scelta, che alla fine ha premiato. Ieri il Palermo è stato “virtualmente” promosso in serie C dopo lo stop a causa dell’emergenza Coronavirus. Meglio giocarsela sul campo certo, ma se il Palermo al momento dello stop si trovava a 7 punti dal Savoia, bisogna darne sicuramente atto anche a Rosario Pergolizzi.

Quando però all’interno di un rapporto subentrano incertezze e qualche domanda di troppo allora forse, conviene farsi male prima per non rendere gli addii troppo difficili dopo. Allora, ecco la scelta definitiva: addio a Rosario Pergolizzi. Il Palermo continuerà la sua cavalcata con un uomo diverso in panchina. Ma la rinascita vera e propria, quella partita dalle ceneri e dalle macerie, porterà soltanto un nome: quello di Rosario Pergolizzi, a cui tutto l’ambiente rosanero oggi dedica un grazie.