Roma, Fonseca: “Come faremo senza abbracci? Difficile immaginare di giocare senza tifosi”

Con una lunga lettera pubblicata da A Bola il tecnico della Roma Paulo Fonseca ha raccontato il suo periodo lontano dal calcio e dagli affetti passato nella Capitale. “Quasi sessanta giorni d’isolamento, inimmaginabile una separazione del genere con il mondo, soprattutto con il mio mondo. Devo confessare che questa separazione mi ha donato alcuni momenti di felicità che la mia professione di solito non mi permette di avere. Il tempo mi ha abbracciato con calore, regalandomi semplici momenti trascorsi in casa con mia moglie e mio figlio, ma il tempo ha anche alimentato un sentimento enorme di mancanza nei confronti del resto della mia famiglia, un incredibile desiderio di abbracciare gli altri miei due figlio, i miei genitori e tutti i familiari. – continua Fonseca parlando poi delle tematiche calcistiche – Nel mondo del calcio si percepiscono cambiamenti imminenti, durante questo periodo ho cercato di scacciare pessimismo e paura e credo che anche il mio mondo diventerà più forte e unito che mai.Fino al nostro ritorno è necessario prendere decisioni immediate e prenderle ora è quasi come arbitrare una partita senza fischietto e senza cartellini. So già però che tornerò in un mondo diverso, con protocolli rigidi che stanno già cambiando la nostra quotidianità. Allenamenti individuali, equipaggiamento dei giocatori a casa o nelle loro stanze dei centri di allenamento, divieto di incontri e tutto il resto e quando si tornerà a giocare bisognerà rispettare altre misure. Misure indispensabili che trovano il mio sostengo per quanto sia difficile immaginare di giocare senza la passione dei tifosi e sopratutto senza quell’abbraccio. Quell’abbraccio con cui celebriamo il momento più alto del calcio, il gol. Il momento in cui il giocatore che segna viene schiacciato in mezzo a tanti abbracci, il momento in cui corre nella direzione di colui che lo ha sostenuto per abbracciarlo e dedicargli il gol. Io come festeggerò? Non abbraccerò più i miei assistenti come faccio di solito? Quanto è stata emozionante la mia carriera nel celebrare questa magia. Come sarà senza quell’abbraccio all’inizio o alla fine della partita all’allenatore avversario? Qui in Italia ci sono molte persone che mi piace abbracciare, per vari motivi. E come sarà confortare i nostri giocatori, nei momenti difficili, senza quell’abbraccio? E come sarà quando vinceremo titoli e trofei senza quell’abbraccio? E come sarà guardare gli spalti senza intravedere quell’abbraccio tra i tifosi?Ma devo confessare che la cosa più difficile da immaginare è lo spogliatoio senza quell’abbraccio. Forse per chi non ha mai condiviso questo spazio sacro è difficile da capire, ma quel semplice gesto trasmette ciò che le parole non possono trasmettere. Questi sono momenti di grande importanza per me. E la maggior parte dei giocatori lo capisce. Ci sono tantissimi abbracci con molta più importanza degli abbracci nel calcio in questo momento, lo so. E so anche che presto torneranno tutti quegli abbracci che hanno molta più forza e significato nella nostra vita. E poi con tutti gli altri abbracci tornerà quell’abbraccio. E il calcio continuerà ad essere lo spettacolo più emozionante del paese, come è sempre stato”.