Quindici anni fa al «Massimino» l’assassinio dell’ispettore Raciti

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” ricorda l’anniversario della morte dell’ispettore Raciti quindici anni dopo.

Anche quest’anno la festa di Sant’Agata, la patrona di Catania, si è celebrata in forma ridotta, per via delle restrizioni Covid. Non è la prima volta, perché l’edizione del 2007 fu ancora più sobria, tragicamente segnata da quanto era accaduto il giorno prima allo stadio «Massimino». Dove era in programma il derby tra Catania e Palermo. E dove fu ucciso l’ispettore di polizia Filippo Raciti. Il 2 febbraio era di venerdì, e mai Catania e Palermo s’erano affrontate di venerdì. L’anticipo fu imposto proprio dalla necessità di evitare sovrapposizioni con la festa religiosa.

Mai Palermo e Catania si erano affrontate in una posizione di classifica tanto prestigiosa: Palermo terzo in classifica e Catania quarto, con nove punti di distacco. Il Palermo volava anche se l’infortunio di Amauri prima di Natale aveva rallentato la corsa dei rosa allenati da Guidolin. L’entusiasmo nelle due piazze siciliane era alle stelle, come la rivalità tra le due tifoserie. La Sicilia viveva il suo anno d’oro, in Serie A c’era anche il Messina. In Siberia in quei giorni cadde neve arancione, come un sinistro presagio.

Il Palermo arrivò al derby terzo in classifica, come detto, ma giù di morale. La settimana prima aveva perso in casa contro la Lazio (0-3), la mancata sostituzione di Amauri aveva creato qualche malumore e il giorno prima del derby il presidente Zamparini aveva presentato alla stampa i nuovi acquisti. Il giovanissimo Cavani, l’uruguaiano Giacomazzi che era stato preso per fare da balia a Cavani e il palermitano Ciaramitaro. Guidolin schierò i rosa col 4-3-2-1: Fontana, Cassani, Zaccardo, Barzagli, Pisano, Simplicio, Corini, Guana, Di Michele, Bresciano e Caracciolo. Il Catania guidato da Pasquale Marino col consueto 4-3-3. Per scaramanzia Zamparini alla vigilia predisse una sonora sconfitta del Palermo.