Quel ponte rosanero tra Nord e Sud. Sannino: «Sudtirol club importante, con personaggi di madre lingua tedesca che ragionano da imprenditori»

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le parole Giuseppe Sannino in merito alla gara tra Palermo e Sudtirol.

Sabato toccherà al Südtirol; il 25 febbraio al Palermo: andata e ritorno, più di tremila chilometri. La trasferta più lunga tra i campionati professionistici. La più a nord, o a sud, secondo il punto di vista, la prima volta tra i rosa e il Trentino Alto Adige, una regione nota solitamente per i ritiri estivi e da poco più di vent’anni alla ribalta come protagonista nel pianeta calcio, trascinata in C, all’inizio del nuovo millennio, da Sannino, vecchia conoscenza rosanero, e lanciata in B, pochi mesi fa, da Javorcic. L’1 ottobre doveva essere il giorno del ritorno al “Barbera” di Lamberto Zauli, tra i numeri dieci più amati della storia palermitana, ma l’improvvisa rottura dei rapporti prima dell’inizio della stagione, priva questo appuntamento
di uno dei motivi più emozionanti.

Malgrado la sfida sia inedita, però, sono tanti i punti di contatto con il Südtirol. Il primo fu Citterio che, nel 1997-98, riuscì a risollevare il rendimento dei biancorossi e a raggiungere la salvezza nel Cnd. Ai tempi di Veneranda, per lui, tragedia sfiorata. È il 22 ottobre del 1977, vigilia di Palermo-Cagliari. Di notte, Filippo, finalista di Coppa Italia contro la Juventus, avverte dolori intensi. Il dottor Totino Matracia gli salva la vita perché alle prime luci dell’alba pretende una visita cardiaca che evidenzia una pericardite acuta. Il terzino, in parole povere, rischiava di morire in campo. Due anni dopo la cavalcata di Sannino: «Li portai dalla D alla C2 e ci sono voluti più di ventidue anni per costruire la scalata alla B. Un   e non fanno mai il passo più lungo della gamba. Gli uomini cambiano, la filosofia è sempre la stessa»