Orlando sulla ripresa dopo l’emergenza: «Non si può aprire un ristorante con una sola persona in cucina»

Ecco qui di seguito le parole del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, intervenuto ai microfoni de ‘Il mattino di radio 1’ per parlare del modo in cui la città si sta rialzando dopo la difficile situazione sanitaria legata all’emergenza Coronavirus.

«Stiamo cercando di uscire migliori di come siamo entrati in questo tunnel. Palermo è tra le città meno colpite per morti e contagiati dal virus – ha detto il primo cittadino – ma abbiamo subito le stesse conseguenze in termini economici. Siamo in una fase di riapertura con un’impostazione che cerca di essere la più progettuale possibile. Come giunta abbiamo approvato il documento ‘Palermo sicura’ dove ‘sicura’ è un aggettivo ma è anche il verbo riflessivo ‘si cura’. Stiamo cercando di uscire migliori di come siamo entrati in questo tunnel ad esempio attraverso l’utilizzo dei servizi online, la prenotazione per fasce orarie dei parchi, del mercato ortofrutticolo dove sembrava impossibile poter mettere ordine. Siamo impegnati sulla ripresa economica, il Paese deve cogliere questa occasione per uscirne migliore non soltanto dando risorse ai Comuni che comunque non hanno risorse sufficienti. I Comuni hanno subito danni enormi in termini di mancata fiscalità, mancati incassi e hanno ricevuto da parte dello Stato un ristoro assolutamente insufficiente, ma deve essere anche un’occasione per cambiare un modo di essere. Ad esempio perché continuare a mantenere i vincoli di spesa del patto di stabilità europea quando l’Europa lo ha sospeso? Ce la prendiamo con l’Europa perché diciamo che il patto di stabilità è troppo rigoroso, da mesi l’Europa ha sospeso i limiti di spesa per tutti gli enti pubblici all’interno dei singoli Stati dell’Unione europea e noi continuiamo ad avere questi limiti. Il comune di Palermo, se sbloccassero questi limiti, potrebbe spendere oltre 200 milioni di euro che già ci sono.

E poi – ha detto – non continuiamo ancora con questa cassa integrazione senza una riforma della cassa integrazione. Smettiamola di continuare a tenere a casa i lavoratori perdendo un patrimonio umano e impedendo alle imprese di ripartire. Si consenta alle imprese di riaprire, ai lavoratori di tornare a lavorare e si ponga a carico dell’Inps e dello Stato la parte contributiva lasciando che il datore di lavoro paghi la parte retributiva”. “Non si può aprire un ristorante con una sola persona in cucina. Che alternativa c’è? O apro e vado in perdita con meno clienti per rispettare le distanze oppure li mando in cassa integrazione con la conseguenza che l’impresa non riapre e il lavoratore resta a casa».