Mafia nigeriana a Palermo: 11 arresti, controllavano Ballarò

La Polizia ha messo a segno un blitz contro la mafia nigeriana a Palermo. Secondo quanto riporta “La Gazzetta del Sud”, duro colpo della polizia di stato a una delle più agguerrite compagini della mafia nigeriana, attive a Palermo. Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione di tipo mafioso, lesioni gravi, sfruttamento della prostituzione e spaccio di stupefacenti, emessa dal gip su richiesta del gruppo di magistrati della Direzione distrettuale antimafia, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, nei confronti di 11 persone. Per tre di loro sono ancora in corso le ricerche. Negli anni passati, a seguito delle operazioni «Black Axe» e «No Fly Zone», gli investigatori della Squadra Mobile della Sezione Criminalità straniera e prostituzione, avevano scoperto l’esistenza di altro secret cult denominato «Viking», con una cellula operativa anche a Palermo. Adesso il nuovo blitz.

Con le misure restrittive di oggi, la Squadra mobile di Palermo, viene spiegato, infligge «un altro duro colpo» ai Viking del capoluogo, giungendo alla cattura del loro capo, Parkinson Chukwuma, accusato di compiti di direzione, promozione e affiliazione al gruppo, con l’aggravante dell’essere un’associazione armata.

Al fianco dei membri dei Viking palermitani anche altri due destinatari di misura cautelare, George Oguike Obinna, detto «Okwele», accusato di brutali violenze, e Frankline Duru, detto «Skorò», che svolgeva anche attività logistica, mettendo a disposizione il proprio locale di ristorazione, nel cuore di Ballarò, per riunioni riservate ai soli appartenenti al clan. Ed è proprio all’interno di questo locale che si è consumata l’aggressione fisica da parte di Emeka Don, Evans Ifeanyi Chukwu e Frank Chinedu, ai danni di un connazionale, colpevole di non essersi voluto affiliare al cult. L’aggressione, commessa anche con bottiglie di vetro, era stata talmente violenta da causargli la perdita degli incisivi superiori oltre che diverse ferite al volto.

Grazie agli approfondimenti investigativi e alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, gli investigatori sono riusciti a dimostrare, oltre che l’esistenza a Palermo dell’associazione mafiosa «Viking», anche la presenza di numerose case di prostituzione nel centro storico di Palermo, le «connection house», e di stranieri attivi nello spaccio sulla piazza del capoluogo di cocaina ed eroina. Arresti in continuità con quelli effettuati con l’operazione «Sister White» del dicembre scorso, che aveva portato al fermo d’indiziato di delitto di 13 nigeriani e italiani appartenenti a un gruppo criminale, punto di rifornimento di una ramificata rete di spaccio locale e extra-provinciale.

Di questo cult era membro anche Emeka Don, già destinatario del provvedimento di fermo d’indiziato di delitto del 9 luglio 2019 e in passato vittima di tentato omicidio da parte di uno dei vertici del cult «Black Axe», Austine Johnbull, tratto in arresto e condannato per questo reato. La successiva operazione denominata «Disconnection Zone» del luglio 2019 aveva portato al fermo d’indiziato di delitto di 13 suoi componenti di vertice, così da scardinare la struttura dei Vikings o «Supreme Vikings Confraternity», ai cui membri era stato contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. I Viking costituiscono un sodalizio criminale nato in Nigeria, poi diffusosi in diversi stati europei ed extraeuropei. E’ caratterizzato dall’avere una struttura gerarchicamente organizzata e ramificata su tutto il territorio nazionale, con una forte capacità intimidatoria.

L’associazione criminale è prevalentemente attiva nei reati contro la persona, soprattutto in occasione di scontri con i cult rivali per il controllo del territorio e la supremazia all’interno della comunità nigeriana; in materia di stupefacenti e contro il patrimonio. Scopo delle attività della compagine criminale è rendere più forte l’associazione, sia nei confronti degli associati sia della comunità nigeriana e degli altri gruppi criminali nigeriani.