Ilicic: «Atalanta, ora voglio un’altra Champions. Il mio gol più bello con la maglia del Palermo» (VIDEO)

Josip Ilicic, attaccante dell’Atalanta ed ex stella del Palermo, è in formissima. Il giocatore sloveno è reduce dalla tripletta contro il Torino che lo ha portato a 13 gol in campionato. La “Gazzetta dello Sport” ha voluto intervistare l’ex rosanero, di seguito le sue parole: Ad un certo punto, a metà di una domanda, Josip Ilicic ha fatto uno stop dei suoi:«Me lo chieda pure come le viene: non servono giri di parole con me». Il Professore parla come gioca: a volte il suo calcio è questo, a volte è l’esatto contrario ma se ne ha voglia è così, va subito al dunque. In campo da un mese senza soste, ieri per mezzora abbondante.
 Ilicic: 32 anni festeggiati l’altro ieri e non sentirli, si direbbe. «L’unico giorno in cui penso che sto invecchiando è quello del mio compleanno, poi me lo dimentico: fisicamente mi sento molto meglio rispetto a sei sette anni fa».
E dieci anni in Italia – li festeggerà in estate- li sente? «Non penso mai se avrei potuto fare di più: sento solo che sono contento di essere stato per così tanto tempo ad un certo livello».
Forse mai ai livelli di questo ultimo mese. A questi livelli di continuità, intendiamo. «Questa etichetta della discontinuità è venuta fuori a Firenze, dove per tre anni sono stato il miglior marcatore della squadra. E se ero discontinuo io,che sono un trequartista o addirittura un centrocampista, non una punta da venti gol a stagione, gli altri cos’erano? ».
Insistiamo: nell’ultimo mese è come se fosse scattata l’ultima molla della sua carriera. «L’ultima? Mi vuole fare già smettere?A Firenze avevo preso sette pali in sette partite, se la palla fosse entrata sempre… Ci vuole anche un po’ di fortuna, ma soprattutto bisogna stare bene fisicamente e a posto di testa: oggi mi diverto, se manca una di queste due cose non ti diverti». Essere a posto di testa, ha detto: ci spiega cosa intende? «Aver superato dei momenti difficili e avvertire che ora non ti manca niente.Capire che nella vita non esiste solo il lavoro: quando lavoro mi diverto, quando torno a casa il lavoro non esiste più, esiste la famiglia».
Potere di due figlie… «Quando ero ragazzo, mia madre mi diceva sempre: “Josip, capisci la vita solo quando diventi genitore”. Io non ascoltavo: chi non è genitore non capisce. I figli ti danno il senso della vita, ti levano dalla testa l’idea di poter pensare solo al calcio. Prima mi arrabbiavo per tutto e le arrabbiature me le portavo a casa, peccato che se fai le cose incavolato non ti diverti. Oggi ho una famiglia: non posso perdere tempo, il mio tempo è per loro. Segno una tripletta? Mi porto il pallone a casa, lo regalo alle mie figlie,e finisce lì». Prima di finirla lì però le viene da dire: «Punto a cento gol in Serie A»… «Ammetto : ogni tanto ci penso, ce l’ho in testa. Ma è lo stesso obiettivo che avevo cinqueanni fa, e quando lo dicevo mi guardavano strano. Se ne faccio cento, poi posso anche smettere di giocare. In Italia…».
Quel gol segnato a Torino da 45metri a che punto è nella sua personale classifica? «Il più difficile lo segnai con il Palermo, a Genova, dopo aver scartato mezza Sampdoria. Non riesco a scegliere il più bello, guardo solo i più difficili. E comunque, che cosa ho fatto infondo a Torino? Loro erano piazzati male, ho solo calciato: è
stata più fortuna che bravura». Ilicic, si sente al top della sua carriera? «Se si riferisce alconcetto di top squadra, dipende solo da gli altri se mi vogliono o non mi vogliono. Io posso pensare solo a insistere: se non faccio bene l’altra metà campionato, la prima non conta niente».
La scorsa estate quanto è stato vicino a lasciare l’Atalanta? «Da parte mia, molto vicino. Volevo fare un passo più avanti, giocare per lo scudetto. Lo dissi anche alla società: “Non ho più vent’anni: o posso vincere qui, o vado altrove».
Altrove era Napoli: sei mesi dopo,si può dire che lei e l’Atalanta avete fatto la scelta giusta? «Non c’era solo il Napoli e il primo a chiamarmi per trattenermi fu Gasperini. Io non so cosa sarebbe successo se fossi andato via, se da un’ altra parte avrei segnato, che ne so, trenta gol.Però so che quando sono rimasto ho detto subito: “Sono felice di dove sono”. Se sarei stato felice anche da un’altra parte non lo sa nessuno, di sicuro se uno non è felice non può fare quello che sto facendo con l’Atalanta».
E per quello che sta facendo si sente fra i primi tre, cinque, dieci o venti giocatori più forti che ci sono in Italia? «In Italia?Nel mondo…».Ma stavolta non voleva andare al dunque: scherzava.