Il sequestro e le armi puntate: Pogba e la madre vivono blindati

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Pgba e la madre che vivono blindati.

Prima lo hanno portato in un appartamento in periferia di Parigi, poi gli hanno sequestrato il telefono e infine l’hanno minacciato puntandogli le pistole addosso. Quella del 19 marzo scorso è stata una notte da incubo per Paul Pogba, così come l’ha raccontata ai funzionari di polizia di Nanterre dove ha sporto denuncia come a Torino, anche contro il fratello Mathias, mantenuto in custodia cautelare in Francia perché sospettato di aver partecipato attivamente all’estorsione ai danni del bianconero. Alcuni dettagli dell’inchiesta, intitolata «Penalty», sono stati pubblicati dal quotidiano Le Monde. Mentre Le Parisien ha svelato che Pogba ormai è protetto nei suoi movimenti in Italia da una scorta assegnata dalle autorità di Torino. Inevitabile, considerato il contesto e soprattutto il profilo degli estorsori, tra cui un pregiudicato, già condannato per fatti riconducibili al terrorismo islamista.

Scena «Avevo paura – ha spiegato Pogba il 9 agosto agli agenti dell’Ufficio centrale della lotta contro il crimine organizzato –, due tipi mi si sono parati davanti puntandomi le armi addosso. Ho detto loro che avrei pagato e loro mi urlavano di chiudere il becco e di abbassare lo sguardo. Uno dei due uomini incappucciati ha parlato all’orecchio di Roushdane, un amico che, quando i tipi armati se ne sono andati, mi ha detto che avrei fatto meglio a pagare anche perché gli faceva da garante. E mi ha detto che quello che mi capitava era normale visto che sono un giocatore famoso». Questa la scena vissuta dal bianconero a marzo, a margine del ritiro con la nazionale.

Le indagini, scattate dopo la doppia denuncia di Pogba sostenuto dalla madre Yeo e dall’avvocata e agente Rafaela Pimenta, hanno permesso agli inquirenti di identificare i vari protagonisti della vicenda. Oltre al fratello Mathias, in quattro sono finiti sotto inchiesta e in carcere. Tra loro appunto Roushdane, un 37enne finito nei guai con la giustizia nel 2017 per aver fornito una pistola a impulsi elettrici Taser a un rapinatore islamista che la utilizzò per un rapimento, per cercare fondi per un attentato jiadista. Roushdane è stato condannato a cinque anni ma non per terrorismo, ma era schedato dai servizi segreti. L’uomo però si dice innocente e a sua volta vittima di altri estorsori che ad agosto gli avrebbero sparato alla mano per costringerlo a continuare a mettere pressione su Pogba. Lo stesso sostengono altri due indagati tra cui Mamadou, figlio del primo allenatore di Pogba a Roissy, che dichiara che gli hanno pure bruciato l’auto. Insomma, per gli inquirenti si tratta di una vicenda molto grave, visto che i malviventi si sono presentati anche all’uscita del centro di allenamento della Juve a luglio. Così la procura di Torino ha attivato una scorta che segue il centrocampista in tutti i suoi spostamenti sul territorio italiano. Se dovesse tornare in patria, Pogba beneficerebbe della protezione della polizia francese che protegge ormai anche la mamma Yeo. La donna infatti è stata minacciata due volte dagli estorsori, il 31 luglio e il 13 agosto. Tra questi, davanti alla Continassa, Pogba ha riconosciuto il fratello Mathias che nega ogni coinvolgimento, ma che per ora rimane in carcere in via cautelare.