Il fratello del boss che ha fatto la spesa si difende: «Solo carità»

Nella giornata di oggi “Repubblica” parlava del gesto fatto da Giuseppe Cusimano, fratello di Nicolò condannato per droga e mafia, l’ultima a 8 anni per associazione mafiosa, che ha donato dei pacchi di spesa ad alcuni residenti dello Zen (CLICCA QUI). Il fratello del boss però non ci sta e racconta l’accaduto. Questo quanto riportato da “LaSicilia.it”:  «Il mio gesto è stato solo un gesto caritatevole e l’ho fatto insieme all’associazione padre Pio dello Zen e con altre di diversi quartieri.  Non ho imposto nulla, non volevo dimostrare nulla se non fare un gesto buono in questo momento in cui alcune persone non hanno neanche un euro per mangiare. Sono stato contattato da un mio amico dell’esercito – racconta – che mi ha chiesto una mano per chiedere ai negozianti se potevano donare qualche aiuto alimentare. Noi vendevamo bombole allo Zen portavamo gas in tutte le case. L’ho chiesto anche sulla mia pagina Facebook che è pubblica. Ho chiesto anche 5 euro agli amici sempre pubblicamente. Nessuna imposizione e nessuna prova di potere. Io ho un deposito di bombole e un distributore di benzina. E già ho qualche problema col lavoro dopo l’uscita dell’articolo. Sarebbe giusto quando si scrive che vengano sentite tutte le campane». Cusimano non ci sta e non vuole essere accusato di mafia e si difende: «Sì sono arrabbiato perché mi accusano di aiutare la gente per mafia. Io non insulto nessuno – dice – Non c’entro con quello che pensa la gente. Mia nipote ha scritto che “a noi la mafia fa schifo”. Non mi pare sia calunnia. Ho già contattato il mio avvocato. Ora dovevamo raccogliere le uova di Pasqua per i bambini ma non farò più nulla, sono stato diffamato e devo cautelare me e la mia azienda». L’articolo di Repubblica è stato scritto da Salvo Palazzolo che è stato minacciato ed insultato sui social. A lui è già arrivata la solidarietà da parte del Gruppo siciliano dell’Unci che ricorda: «le intimidazioni e le minacce attraverso il web rappresentano la nuova emergenza dell’informazione cui occorre fare fronte velocizzando le procedure di identificazione degli autori e, se è il caso, predisponendo ulteriori modifiche normative».