Ghirelli: «Tra poco sarà l’Italia ad avere bisogno del nostro calcio»

Intervenuto ai microfoni del “Corriere dello Sport”, Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, si è espresso così in merito all’emergenza coronavirus: «La principale istanza, come sa bene il ministro Spadafora con il quale siamo in contatto, è legata alla sostenibilità economica delle squadre. L’obiettivo è quello di offrire ai club un supporto operativo utile per applicare in maniera efficace e flessibile le norme dei decreti, come il “Cura Italia”, che contengono diverse disposizioni per il mondo del calcio. Il terzo indirizzato alla “sostenibilità per la riformulazione del regolamento della stagione 20/21” attraverso la revisione del sistema delle licenze; la modifica del codice di autoregolamentazione in ottica di contenimento dei costi con l’obiettivo di garantire la sostenibilità economico-finanziaria dei club. Il quarto, giuslavoristico: si concentra sulle ricadute della crisi nella gestione dei rapporti di lavoro: allenamenti, cassa integrazione ordinaria, stipendi, sicurezza del lavoro. Abbiamo attivato un tavolo con Aic e Aiac per condividere gli sforzi con un approccio basato sulla solidarietà. Infine, per essere vicini a tutti e 60 club, Lega Pro sta istituendo, sempre tramite PricewaterhouseCoopers TLS, un servizio centralizzato di assistenza su tematiche fiscali, previdenziali, giuslavoristiche. Il prossimo passo del Comitato sarà quello di valutare l’impatto economico che la crisi legata al Covid 19 sta avendo e avrà sui nostri club. Dati che porteremo all’attenzione, attraverso l’azione coordinata dal presidente Gravina, del ministro Spadafora, in modo che ci sia un piano di interventi del governo. Nell’ultimo decreto siamo entrati di diritto, per la prima volta, come parte integrante del sistema produttivo italiano. Cosa c’era dietro alla richiesta di qualche tempo fa, oggi di enorme attualità, di restituirci una parte del credito di imposta? Usare quanto ricevuto per fare strutture, formazione, presidio territoriale per i giovani. Gli investimenti produrranno interventi in infrastrutture che attireranno capitali e ciò consentirà ai club di innovare e avere luoghi per la formazione di calciatori e calciatrici giovani dando opportunità per una politica economico-finanziaria virtuosa e, quindi, patrimonializzare. Vuol dire occupazione, opportunità di lavoro per giovani dotati di professionalità multidisciplinari. Penso al centro sportivo giovanile o ancor più allo stadio polifunzionale. Le risorse che il fisco ha dato all’inizio torneranno al fisco al termine e/o durante l’investimento. Allora, si disse che ci fosse l’ostacolo della Unione Europea perché questa tipologia d’intervento avrebbe configurato l’aiuto di Stato; oggi possiamo procedere. Noi della C sappiamo che all’uscita dalla crisi ci troveremo alla richiesta di un luogo, lo stadio, a misura dei valori tra uomo e donna, della riscoperta del calcio sociale. Da questo punto di vista siamo avanti, da tempo ragionavamo su come attrezzarci perché ce lo imponeva la crisi endemica della C e perché questa cultura l’abbiamo nel dna. Tra poco sarà il Paese ad avere bisogno del nostro calcio».