Gds: “Palermo. Mafia e ultras, Giordano resta libero”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla posizione di Johnny Giordano. Ecco quanto riportato:

“Il tribunale del riesame ha respinto il ricorso della procura dopo che già una prima richiesta di arresto era stata bocciata lo scorso marzo dal giudice per le indagini preliminari.

Personaggio molto conosciuto nell’ambiente del tifo rosanero, originario del Borgo Vecchio, secondo gli inquirenti è molto vicino alla cosca del suo quartiere e per questo è indagato (ma a piede libero) per concorso esterno in associazione mafiosa”.

“Stando alla ricostruzione dei pm, Giordano gestiva un fiorente business di biglietti concessi in omaggio dalla società rosanero, quando era
guidata da Maurizio Zamparini, che poi lui cedeva ai mafiosi, per ottenere una sorta di consenso nell’ambiente di Cosa nostra.

E proprio tra mite i boss, Giordano avrebbe cercato contattando Giuseppe Bellino, ritenuto un fedelissimo del capomafia di Pagliarelli Gianni Nicchi, di ottenere un incontro con il nuovo padrone della società, Dario Mirri, che non lo aveva più riconfermato tra gli impiegati del Palermo”.

“Infine, terzo addebito, quello dei rapporti con Jari Ingarao, il figlio di Nicola, boss di Porta Nuova ucciso nel 2007. Giordano lo andò a trovare mentre Ingarao era agli arresti domiciliari, allora gli chiese di incontrare suo zio, il boss del Borgo Vecchio Angelo Monti, per dirimere una questione tra tifosi.

Tre accuse che sono state portate all’attenzione del Riesame, presidente Antonia Pappalardo, per ottenere l’arresto dopo il primo no da parte del gip. All’udienza il legale dell’indagato, l’avvocato Giovanni Castronovo, ha ribattuto agli addebiti mossi dai pm, presentando anche i risultati di alcune indagini difensive. La difesa di Giordano ha ottenuto la testimonianza di due dipendenti, il primo della società rosanero, l’altro della società che si occupa della gestione degli steward allo stadio della Favorita.

Entrambi hanno sostenuto che i tagliandi concessi a Giordano in qualità di capo delle «brigata rosanero» erano 20 per ogni partita casalinga, tutti nominativi, intestati ai tifosi che montavano bandiere e striscioni per le gare di campionato. Se uno di questi ultrà non poteva andare allo stadio, Giordano restituiva i biglietti alla società che venivano poi riconsegnati alla Siae, e dunque non sarebbe stato possibile cederli gratis ad altre persone. Per quanto riguarda la questione del posto di lavoro, Giordano non è mai stato riassunto come custode allo stadio. Mirri non avrebbe mai discusso con il leader dei tifosi riguarda questo argomento né, sostiene la difesa, ha subito pressioni”.