Gds: “Palermo. L’orario, la pistola, un complice Delitto a Brancaccio: i punti oscuri”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma in merito al delitto di Brancaccio.

Un punto certo c’è. Alessandro Sammarco ha di sicuro sparato la notte di giovedì scorso, è risultato infatti positivo allo stub che gli è stato fatto alla squadra mobile poco dopo l’omicidio di Natale Caravello. L’esame serve a individuare eventuali tracce di esplosivo presenti sulle mani e Sammarco ce le aveva senza ombra di dubbio. Dunque è stato proprio lui a premere il grilletto e si può escludere che stia coprendo qualcuno, consegnandosi ai carabinieri al posto del vero assassino. Assodato questo, l’omicidio di Brancaccio sembra avere diversi punti ancora oscuri.

Per il gip Giuliano Castiglia che non ha convalidato il fermo ma ha disposto comunque la custodia cautelare in carcere, si tratta di un delitto premeditato. E non ha per niente escluso l’ipotesi che Sammarco abbia avuto un complice. Due i particolari che sembrano confermare questa ricostruzione, uno invece pare essere in contraddizione con il resto della storia. Sammarco si trovava in va Matera pochi minuti prima della 20, a poche decine di metri da casa sua, proprio quando Caravello stava rientrando dal lavoro. La vittima era un sorvegliato speciale, doveva rientrare per forza a casa in quell’orario, pena la denuncia.

Dunque, chi voleva incontrarlo per uccidere doveva solo aspettare le 20 e appostarsi nei pressi di casa sua. Non poteva sbagliare e il delitto non a caso è avvenuto proprio in questo arco di tempo. Semplice coincidenza? Il presunto assassino era armato, la pistola sostiene di averla acquistata poco prima alla Vucciria da un tunisino per 600 euro. Ciò fa pensare che sia andato a casa di Caravello con la precisa intenzione di ucciderlo, ben sapendo che alle 20 l’avrebbe incontrato di sicuro. Un piano preciso, ma che cozza con un particolare. Chi commette un omicidio premeditato e poi va a costituirsi? Una scelta simile in genere avviene dopo un delitto d’impeto, un’aggressione finita nel peggiore dei modi, ma chi si presenta ai carabinieri ben sapendo di rischiare seriamente l’ergastolo? Un particolare dissonante con il resto della ricostruzione e per questo qualche dubbio resta.