Gds: “La vecchia società dritta verso il fallimento. Gli ex proprietari effettuano spese non ammesse, cosa rischiano i Tuttolomondo e Zamparini”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” parla del fallimento della vecchia U.S Città di Palermo che dovrebbe avvenire entro un paio di settimane. Ecco quanto si legge in un estratto:

“Due settimane, forse qualcosa di più, poi sarà fallimento: nemmeno un miracolo potrà salvare il «vecchio» Palermo, che ieri si è visto chiedere la revoca dell’ammissione al concordato preventivo. Una ciambella di salvataggio che era stata ottenuta da Arkus Network, azienda che risulta proprietaria dell’Us Città di Palermo, ma che appare destinata a essere persa: ieri il tribunale fallimentare, col presidente-giudice delegato Gabriella Giammona e gli altri due componenti, ha assegnato ad Arkus un termine di una settimana per presentare memorie e controdeduzioni ai rilievi mossi dai creditori e anche dalla Procura di Palermo, da tempo impegnata nella ricostruzione della reale situazione debitoria del club targato Zamparini. Un’ulteriore settimana la avranno poi lo stesso pm Andrea Fusco e i creditori per presentare osservazioni e alla fine il Tribunale deciderà se revocare l’ammissione al concordato, cosa che di fatto spalancherebbe le porte al temutissimo fallimento. Che ha gravissime conseguenze per gli imprenditori e che, in sede penale, significa bancarotta fraudolenta per unaserie di soggetti, tutti coloro che hanno avuto a che fare, nel tempo, con i «magheggi» nei conti di un club in sofferenza da anni e, dal 2017, nel mirino della Guardia di Finanza e del pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca. Il presupposto della richiesta di revoca del concordato, che fa il paio con quella presentata dai giocatori del Palermo di Serie B (la nuova società di Dario Mirri è tutt’altra cosa, rispetto a quel club), parte dal fatto che gli amministratori avrebbero impegnato alcune somme, per circa 370 mila euro, che erano nelle casse. Lo scopo, pagare gli esperti e i consulenti che dovrebbero proprio redigere il programma finalizzato a ottenere il concordato preventivo. Il fatto in sé non è illecito, se venisse finanziato con denaro di Arkus e non del Palermo: se a pagare è invece il sodalizio rosanero, che ha incaricato di predisporre il piano una società di consulenza, la Struttura srl, ritenuta riferibile allo stesso Salvatore Tuttolomondo, la mossa diventa un escamotage per sottrarre altro denaro a un’azienda – il vecchio Palermo – già di per sé abbastanza depauperata. Anche perché,in attesa del concordato, non è possibile effettuare alcuna operazione contabile. […] I termini strettissimi assegnati ieri dal collegio portano a ritenere che le vied’uscita siano ormai limitatissime e che non vengano considerate percorribili dai giudici. Anche gli ex giocatori si erano rivolti al tribunale, nelle scorse settimane, ottenendo il blocco delle somme (cinque milioni) che la Lega, nella sua camera di compensazione tra le parti in causa, doveva al Palermo per una serie di compravendite: non dateli ad Arkus, era stata la richiesta pressante di Nestorovski, Rispoli e di tutti gli altri, privati degli ultimi tre stipendi della stagione di Serie B, quella del 2018-2019. I crediti erano tra l’altro già pignorati da altri aventi diritto, ma i calciatori sono lavoratori e godono di «privilegi». A metà mese, intanto, riprenderà il processo penale contro Zamparini, imputato di falso in bilancio e false comunicazioni alla Covisoc. Reati che,se venisse dichiarato il fallimento, potrebbero essere considerati aggravati dal fine della bancarotta”.