Gds: “Truffa dei biglietti allo stadio, 6 condanne. Pene tra un anno e 20 mesi. Altri 4 rinviati a giudizio, i dettagli”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” parla di una questione che riguarda dei biglietti falsi per assistere alle gare del Palermo al Barbera risalente ad alcuni anni fa. Ecco quanto si legge in un estratto:

“Erano altri tempi, il Palermo andava fortissimo ed era addirittura in serie A. I rosanero disputavano incontri con le grandi squadre e per questo lo stadio Barbera era affollatissimo. Ci andavano proprio tutti, persino i morti o i bambini che ancora non erano nati e anche persone mai esistite. È questo che, a febbraio dell’anno scorso, aveva scoperto la guardia di finanza, sgominando due presunte bande dedite all’emissione e alla vendita di biglietti falsi, in modo da consentire a chi non ne avrebbe avuto diritto di ottenere degli sconti o di non pagare. Una vicenda perla quale sono arrivate le prime condanne ed i primi rinvii a giudizio. In sei, infatti, hanno deciso di patteggiare con il sostituto procuratore Andrea Fusco, che aveva coordinato l’inchiesta, e con il benestare del gup Fabrizio Molinari, pene (tutte sospese) tra un anno e un anno ed otto mesi. Si tratta del titolare di una ricevitoria di Termini Imerese, Michele Fiaschetto, di due bagarini, Vito ed Antonio D’Angelo, padre e figlio, di Dario e Martina Randazzo, titolari di una ricevitoria di viale Piemonte, nonché di Francesco Puglisi. Lo stesso gup ha poi rinviato a giudizio davanti alla quarta sezione del tribunale altri cinque imputati: Pasquale Minardi, leader ultrà del «Curva Nord Inferiore«, il suo presunto braccio destro, Vincenzo Gulizzi, detto «il modello«, Michele Di Franco, Giuseppe Scavone e Francesco Paolo Di Lorenzo, titolare di una ricevitoria in piazza Leoni. Altri trei mputati, tutti bagarini Andrea ed Antonio Pellicano, nonché Massimo Falcone, detto «Miccoli» – hanno invece scelto il rito abbreviato e nelle prossime settimane il pm avanzerà la sua richiesta di pene. Secondo gli investigatori, sarebbero stati falsificati almeno 4 mila biglietti per le partite giocate in casa dal Palermo durante i campionati 2015-2016 e 2016-2017. Una truffa colossale ai danni dello Stato, ma anche della stessa società sportiva, in cui bagarini, tifosi e titolari di diverse ricevitorie sarebbero stati complici, «tanto- come diceva uno di loro –a Palermo non controlla nessuno». Tanti i trucchi utilizzati per entrare al Barbera: una ragazza di 18 anni sarebbe entrata con un biglietto intestato a un bambino di 11, un uomo di 42 anni con quello di un bimbo mai nato, ma con il suo stesso nome. Per la partita Palermo-Lazio dell’8 aprile 2016 erano stati venduti anche diversi tagliandi intestati a una bambina nata nello stesso giorno dell’incontro e a un’altra nata addirittura il giorno dopo. Per Palermo-Roma del 4 ottobre 2015 era stato invece usato un biglietto con lo sconto riservato agli over 65, solo che l’anziano a cui era intestato il tagliando in quel momento era morto da esattamente quattro anni. Alcuni titoli erano stati poi utilizzati da persone di altre regioni: un uomo di 68 anni di Civitanova Marche era entrato col titolo intestato ad un palermitano di 13 anni, mentre un signore di 60 anni di Battipaglia, in provincia di Salerno, aveva usato quello sul quale figurava il nome di una ragazzina di 12 anni. Con il trucco, però, come aveva sottolineato il gip Claudia Rosini che, il 23 febbraio 2018 aveva disposto nove arresti, sarebbero entrati allo stadio anche tifosi destinatari di Daspo e di diffide. «Qui c’è da rischiare con i biglietti dello stadio,sì rischi,ma ti porti la pila…A farmi duemila euro non ci sto niente», questa sarebbe stata la «filosofia» di Vito D’Angelo. Da un tagliando che costava 2 o 3 euro, come aveva ricostruito la Finanza, se ne potevano ricavare anche 20 o 30. «Quasi 100 euro li hai guadagnati con i biglietti – dicevaF alcone proprio a D’Angelo – però ti devi fare furbo! Io ti do fiducia, il mestiere lo conosco, sono vent’anni che io…Se tu vedi che c’è l’abbondanza di persone…,devi aumentare il prezzo,perché all’ultimo lo volevano pure a 15 o 20 euro, chiedevano biglietti come folli!». Antonino D’Angelo, un altro bagarino, si vantava: «Io tutta Palermo comando!« e per lui i biglietti fasulli sarebbero stati così preziosi che li avrebbe nascosti «nel cassetto, dove ci sono le mutandine, quelle mie…C’è una busta- diceva alla moglie-prendi dieci gradinate e dieci curve»”.