Gds: “Cuori rosanero Fontana: «Ingiusto paragonare Palermo di Zamparini a questo. Quello era club di dimensione europea»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta un’intervista realizzata ad Alberto «Jimmy» Fontana, ex portiere rosanero.

Il 26 ottobre del 2008, alla sua terza e ultima stagione in maglia rosa, durante la gara con la Fiorentina Marco Amelia si fece male e nell’intervallo restò nello spogliatoio. Appena i quasi trentamila spettatori del «Barbera» videro che al rientro delle squadre in campo c’era Fontana si alzarono tutti in piedi e regalarono al portiere una straordinaria standing ovation. «Una cosa che non dimenticherò mai – racconta adesso Fontana -. Sapevo che la gente mi voleva bene, ma quel gesto mi fece sentire quasi in imbarazzo, fu perfino difficile giocare».

Quale è stato il compagno più forte a Palermo? «Avrei molti nomi da fare, ma dico Barzagli. Non faceva i gol, ma li evitava. Era una Ferrari del calcio». Il Palermo ha avuto una buona tradizione di portieri, chi è stato il più bravo? «Certamente Sirigu, lo dissi subito a Zamparini: non se lo lasci scappare. Difatti dopo due anni in prestito lo riprese. La sua carriera ha confermato che avevo visto bene». Però non parava i rigori come Fontana. Molti ricordano il penalty parato al «Barbera» a Kakà… «Ne ho parati anche a Zidane e a Del Piero. Non credo di essere stato uno specialista, ma ero molto agile, sceglievo un lato e mi gettavo lì. Senza mai guardare negli occhi chi calciava. Spesso mi è andata bene». Tre anni a Palermo, sessantasei partite, quale le è rimasta più impressa nella mente? «Direi appunto quella con la Fiorentina. Ma per me Palermo è stata una seconda casa. E poi c’era il mare, per me una condizione fondamentale. È stato tutto bello, i panini con le panelle a Mondello con Nuccio Barone. Avevamo giocato insieme nel Bari, è stato un calciatore importante. Lo ritrovai a Palermo, mi ha aiutato ad ambientarmi e ci sentiamo ancora». Avrebbe mai immaginato che il Palermo sarebbe sparito nel giro di pochi anni? «No e non riesco a spiegarmi cosa sia successo. Nel bene e nel male, con tutti i suoi eccessi, Zamparini aveva messo su un club importante. Si avvertiva che avevamo ormai una dimensione europea. Poi da lontano non ti spieghi certe scelte». La nostalgia per quel periodo è ancora forte a Palermo… «Sì, ma i tifosi sbagliano se mettono a confronto quella squadra con quella attuale, quei giocatori con quelli che arrivano oggi. Ora bisogna fare i conti con una realtà diversa e bisogna accettarla se si vuole tornare in alto. La Serie C è molto dura, soprattutto il girone meridionale. Ternana e Bari hanno fatto grossi investimenti, con una sola promozione diretta vincere la C è più difficile che vincere la B. E poi dico che anche se ti chiami Palermo nel calcio nulla è scontato. Non era scontato neppure lo scorso anno vincere la Serie D, Pergolizzi ha fatto un buon lavoro». In porta nel Palermo c’è un altro Alberto, Pelagotti. Lo conosce? «Non lo conosco personalmente ma è sicuramente un ottimo portiere per questa categoria».