“Novellino «Bravo Palermo. Caserta perfetto per inseguire la B»”

L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport”, riporta le parole del tecnico Novellino, il quale è stato intervistato per parlare di Fabio Caserta, sempre più in ottica rosanero. «Caserta? Lo vedrei bene alla guida del Palermo». Novellino ha vissuto da protagonista la serie C ad inizio carriera e di recente, a Catania, tra febbraio e maggio del 2019. E proprio in quel contesto ha affrontato (unica volta) Caserta: «Sì, ricordo bene quella partita. Vincemmo 1-0 grazie ad un rigore trasformato all’inizio del match da Lodi, ma la singola partita non vuol dire nulla. La Juve Stabia dominò quel campionato e fu meritatamente promossa in Serie B, soprattutto grazie all’ottimo lavoro svolto da Caserta». Al di là di quel confronto, che rapporto ha con Caserta? «Non l’ho mai allenato, ma lo conosco bene. È un ragazzo intelligente, umile e preparato. Anche quest’anno in B ,la sua Juve Stabia esprime un bel calcio. La sua carriera d’allenatore è iniziata in modo promettente. Sta facendo davvero molto bene. È giovane e motivato, ha carattere, conosce la categoria, pratica un 4-3-3 giudizioso e molto piacevole, un calcio bello anche a vedersi». Come lo vedrebbe a Palermo, in una piazza ambiziosa ed esigente? «Molto bene. A Palermo è iniziata una nuova era, c’è entusiasmo e fiducia. Se i rosanero si affideranno a lui, credo che avranno fatto un’ottima scelta. Palermo è una piazza importante, che deve cercare di tornare al più presto nel calcio che conta, ma per un tecnico giovane e che ha già vinto la Serie C come Caserta, credo che lavorare in una città appassionata come Palermo possa rappresentare solo un grande vantaggio». Tra gli altri nomi che si fanno anche quelli di Boscaglia e Italiano… «Tutta gente qualificata, che ha vinto la C negli ultimi anni. Boscaglia è un amico fraterno, tra i più preparati. Anche Italiano si sta rivelando molto bravo, è giovane ma si sta mettendo in evidenza in maniera prepotente. Lasciare la B per il Palermo in C? Beh, non può essere un problema: Palermo è Palermo e non credo di esagerare dicendo che in Serie C vale più di qualsiasi altra piazza di B».
Il Palermo ha giocato l’ultima volta in C nella stagione 2000/01. Che campionato ritroverà adesso, a distanza di quasi 20 anni? «La categoria è cambiata molto, direi totalmente. Vincere non è mai facile, il campionato è tosto. Anche il Palermo troverà tante difficoltà perché ci sono società organizzate, ambienti caldi e tanti giocatori bravi. E poi sarà la squadra da battere. Servirà la mentalità giusta per fare centro al primo colpo».
L’arma in più quale deve essere? «Il pubblico innanzitutto: la tifoseria del Palermo è splendida, sono sicuro che anche in trasferta i rosanero avranno sempre un seguito importante. E poi il cuore: prendiamo il Napoli che ha vinto la Coppa Italia contro la Juventus. Gattuso ha saputo dare un cuore alla propria squadra. Ed è quello che deve riuscire a fare il nuovo allenatore. Per il resto, a Palermo non manca nulla: lo stadio è splendido, la gente vive il calcio con grande passione, la città è magnifica, la società ben strutturata e punta a vincere subito. Non manca davvero nulla per sognare un’altra stagione vincente». Cosa serve, invece, a livello tecnico per fare del Palermo che ha dominato la Serie D una squadra in grado di vincere anche la C? «La base c’è, penso a Pelagotti, Crivello, Lancini, Martinelli, Floriano. È tutta gente che può stare anche in B. Attorno a questi ragazzi va costruito il resto della squadra. Probabilmente servirà qualche elemento d’esperienza, cioè qualcuno che conosce bene la Serie C e sa quali sono le insidie del girone meridionale. I dirigenti, comunque, sapranno certamente cosa fare: non conosco di persona Sagramola, ma per lui parla il suo curriculum. Posso garantire invece, sulla bravura e la competenza di Castagnini». Della sua breve esperienza palermitana, cosa le è rimasto dentro? «La genuinità della gente. Io sono una persona semplice e so apprezzare queste cose. Avevamo tante difficoltà in termini calcistici, ma i tifosi non ce lo facevano pesare, anzi ci incoraggiavano sempre».