Gazzetta dello Sport: “Marchese, addio amaro «Catania, non sono un traditore»”

Giovanni Marchese, terzino ormai ex Catania, ha voluto spiegare ai microfoni di “La Gazzetta dello Sport” perché ha preferito non continuare la sua esperienza nella squadra etnea. Di seguito le sue parole: «Ho tenuto conto che la gente potesse pensare che fossi un traditore, non sono
andato via per questione di soldi, avrei continuato, ma non
c’erano più i presupposti. Soffro in silenzio da due anni, non ho
mai parlato e non voglio accusare nessuno. Ho deciso io
quando andare via al di là della scadenza. Spesso sono stato messo da parte, non mi sono sentito più utile. Sono andato via e, ribadisco, non per una questione economica, non ho mai guardato al contratto. Ho giocato infortunato quando sono stato chiamato in causa e non mi sono
mai tirato indietro. Ho deciso io il giorno in cui terminare. Catania mi ha lasciato bei ricordi. La promozione in A è stata favolosa, fortemente voluta da tutto il gruppo allenato da Marino. In A ci chiamavano piccolo Barcellona. Mi sono innamorato di Catania e amerò la città per
sempre, così come amerò i colori rossazzurri». I ricordi più
belli? «Il gol al Novara nel 2012 ero capitano e tirai al volo da lontano. Ricordo anche due gol segnati all’Olimpico contro la Roma, durante le gestioni dei tecnici Montella e Maran. Con loro ho legato di più. L’avversario più difficile da marcare? Totti».
Quest’anno, Marchese ha giocato poco: «Stavamo rimontando era il momento migliore grazie ai sei risultati utili di fila. Il Covid ci ha frenati, ma la squadra era fortissima, costruita per vincere e potevamo farlo».Il futuro? Il terzino ammette:«Adesso non lo so. Mi concedo qualche giorno per riflettere. Se ci fosse qualche buona proposta mi piacerebbe giocare ancora, altrimenti ho il patentino di allenatore Uefa B e posso guidare squadre fino alla D oltre che allenare i ragazzi del vivaio».