Gazzetta dello Sport: “Italia, sempre il solito dischetto. Zaza-Pellè colpevoli e distrutti dai social: «Dispiace, scusate»”

“Due rigori da far piangere, e non solo per modo di dire. Perché non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, ma a volte sì: e sono notti che ti restano appiccicate addosso come etichette, e sequenze video che ti inchiodano come prove per sempre, e commenti che ti sferzano come frustate alla coscienza. Se il web è una nuova religione e i social network i suoi profeti, da sabato sera Graziano Pellè e Simone Zaza sono scomunicati ad interim. E non basterà per l’assoluzione sapere se avevano pianto pure loro, come Buffon e Barzagli il giorno prima. Come mezza squadra ancora ieri mattina a colazione. COME GIUCAS CASELLA Non tutte le fragilità sono uguali: c’è quella che nasce dalla sicurezza solo apparente. Lo sa quel ragazzo con i capelli impomatati di gel, che promette il cucchiaio centrale a Neuer e poi non glielo fa, e non tira neanche in mezzo. Tira fuori, e così sia. Oppure quel ragazzo che invece i capelli non li ha, e che Conte aveva buttato dentro a un minuto dalla fine preferendolo a Chiellini proprio per i rigori, scelta diventata in fretta senno di poi: ma valeva la pena? Risposta incerta almeno quanto è sicuro che Zaza sarà prigioniero chissà per quanto: di quella sua rincorsa diventata balletto lungo quasi venti passi saltellati. «Ho sbagliato il rigore più importante della mia carriera e me lo porterò dentro per tutta la vita. Mi spiace aver deluso gli italiani, ma io li faccio sempre i passettini, mica volevo fare il fenomeno. Aspettavo che Neuer si muovesse: poi l’ho spiazzato ma l’ho tirata alta». Simone l’ha raccontato così, dopo una notte insonne e con rassegnazione sconsolata. Come quando in Rete aveva letto di tutto e di più: «Ma cosa fa Zazà?», «Sembra Giucas Casella quando cammina sui carboni ardenti», e si era scomodato perfino il ballerino Roberto Bolle, infierendo su Twitter: «Ora proporrei una gara di ballo #Bolle #Zaza: ai rigori di sicuro lo batto, sul ballo mi sa che vince lui». TRE INDIZI, NESSUNA PROVA Era a quella gente molto delusa e un po’ inferocita che bisognava chiedere scusa, e Pellè lo ha fatto. I compagni avevano già perdonato, chi con il silenzio e chi con parole di circostanza. Anche chi ­ tipo Buffon e Barzagli ­ avrebbe avuto il diritto ad una rabbia svaporata invece nelle parole del capitano: «Ne abbiamo sbagliati 4 su 9, è quasi il 50%. Non è poco…». La gente di calcio sa e capisce, la gente e basta vede e non perdona. E allora «mi dispiace per quelli che mi vogliono bene e per tutti gli italiani, chiedo scusa», ha detto ieri il centravanti del Southampton. Teneva alta la testa e pure la voce, prima di imbarcarsi sul volo da Montpellier a Londra. Forse solo la sua fidanzata Viki, in tribuna abbracciata al solito bambolotto gonfiabile con la faccia di Graziano, aveva già visto il film in anticipo: «Lo sapevo che sbagliava». Graziano no, anche perché «avevo segnato altre volte con lo scavetto». Almeno tre indizi, ma non hanno fatto una prova: quarti del Mondiale Under 20 in Olanda contro il Marocco, 2005; Europeo Under 21 ancora in Olanda, spareggio con il Portogallo per andare all’Olimpiade di Pechino, 2007; Coppa d’Olanda, Feyenoord­Heerenveen, 2012. BRAVO, FIRMATO NEUER Se davvero Pellè voleva fare il cucchiaio, non è stato per una provocazione di Neuer. Sembrava che prima di iniziare a saltellare come un novello Grobbelaar il portiere tedesco gli avesse detto «tu me lo tiri qui», ma il centravanti ha negato: «Neuer non si è neppure accorto di quello che gli ho detto, per l’adrenalina che avevamo: ci guardavamo negli occhi. Ma io non volevo offendere nessuno, non volevo fare lo sbruffone ma solo tenerlo fermo. Anzi, alla fine mi ha detto che sono un grande giocatore». Il problema è stato che poi Pellè il cucchiaio non l’ha neanche fatto, «e anzi ho allargato troppo il tiro. E pensare che in allenamento io e Zaza segnavamo sempre. Conte ha fatto la lista, poi ognuno diceva se se la sentiva: l’ordine lo sceglievamo noi». DE ROSSI SÌ O NO? In quell’ordine non è mai entrato De Rossi, «e in ogni caso – ha detto ancora Pellé – non sarebbe stato giusto se fosse andato in campo e avesse sbagliato: veniva da un infortunio. Certo, pensare che fra i rigoristi oltre a lui mancavano Candreva e Florenzi fa ancora più rabbia». Il romanista ha confermato: «Conte non mi ha mai chiesto di entrare, quindi è impossibile e inutile ipotizzare se avrei fatto gol. Già nell’intervallo della partita con la Spagna gli avevo detto di sostituirmi perché sentivo molto dolore. Peccato: forse per le semifinali potevo essere pronto». E’ senno di poi pure questo, un po’ tutto lo è in giorni così. Ancora Pellè: «Il fatto è che il giorno dopo è ancora più triste. Se avessi segnato mi avrebbero detto che ero un fenomeno, invece è andata male. Sono arrivato a questo Europeo che non ero nessuno e me ne vado come ero arrivato». Uno della leva calcistica 1985: mica sbagliano solo quelli del ‘68″. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.