Gazzetta dello Sport: “Il Napoli stecca l’aggancio. Si salva solo con una papera”

A volte ritornano, e sono inciampi e ricordi che almeno per una notte cambiano i destini di Napoli e Palermo. Il terzo 1­1 in casa dei sarriani, dopo quelli contro Sassuolo e Lazio: quando è il momento di decollare, stavolta per mordere da vicinissimo il secondo posto della Roma, il Napoli frena e gli frana in mano il gennaio perfetto. Potevano essere sei vittorie su sei, restano solo sei partite su sei con almeno un gol preso. E’ anche da questi particolari che si giudica una squadra che vuole pensare in grandissimo: se essere bello vuol dire anche essere concreto, ieri sera il Napoli ha fatto un passo indietro. E confermato che essere squadra dove nessuno è centravanti ­ finché non entra Pavoletti, ancora comprensibilmente estraneo a certi automatismi ­ ma tutti lo diventano è affascinante, ma non sempre funziona alla perfezione. I ricordi sono quelli di Diego Lopez, che nel 2007/­2008 da giocatore del Cagliari iniziò una rimontona vincente proprio contro il Napoli. Quella di oggi con il Palermo è proibitiva, ma questo pareggio è confortato dal ritorno al gol di Nestorovski (non segnava dal 20 novembre) e dalla conferma di una buona condizione atletica. Ora per sperare davvero resta da sfatare il tabù Barbera (10 punti su 11 in trasferta).

SCHIAFFO Lo schiaffo in faccia al Napoli era arrivato quasi subito: 6 minuti, il tempo di capire che il teorico 4-­3-­3 scelto da Lopez si sarebbe accucciato sempre in un 4-­5­-1. Ad altissima densità, con gli esterni offensivi in versione sacrificio a oltranza. Gol a sorpresa, ovvero giocando sulle frazioni di secondo per cogliere l’istante: come Rispoli nel disegnare un cross simile a una rasoiata e come Nestorovski nello scivolare a centro area per rubare il tempo con una sassata di testa a una linea difensiva prigioniera della zona. L’assedio del Napoli padrone a quel punto era già dovere, a cavallo di un prevedibile 75% di possesso palla a fine primo tempo. Un predominio ingolfato, più che faticoso: perché almeno per un’ora la squadra di Sarri non ha accusato il colpo né perso il filo del gioco, e grazie ai tempi di Jorginho neanche la rapidità di pensiero necessaria a cercare varchi nell’enorme ingorgo diventato la metà campo del Palermo. Ma alzare il ritmo, in certi casi, significa anche rischiare la frenesia e dunque l’errore, oltre che fomentare le barricate avversarie, dove si sono issati a turno gli adrenalinizzati Goldaniga e Gonzalez, per proteggere Posavec.

POSAVEC SHOW Il Napoli come sempre aveva messo più spesso la freccia a sinistra sull’asse Ghoulam-­Hamsik­Insigne, cercando lo spunto dell’esterno o la percussione dello slovacco alle spalle di Bruno Henrique. Per spezzare l’accerchiamento, Lopez non aveva trovato grandi mezzi, se non la periodica inversione di fascia fra Quaison e Trajkovski. Ma il martellamento del Napoli era proseguito con altre alternanze: gioco corto e lungo, cambi gioco e strappi centrali, cercando uno-­due che si erano spenti nelle selve di gambe avversarie e a volte nell’autoaffollamento nato dagli accentramenti di Callejon e Insigne, per avvicinarsi a Mertens. Così, il gol del pareggio era rimasto ipotesi più volte a vario titolo: attimi perduti (Callejon, Mertens e Maksimovic di testa), sfortuna (incrocio scheggiato da Mertens), muri tirati su in extremis (Gonzalez su Mertens), parate di Posavec (su Callejon). L’antipasto di quello che il portiere avrebbe fatto, nel bene e nel male, nella ripresa: due mezzi miracoli su Mertens e Insigne, prima di incidere sulla partita molto più delle mosse dei due tecnici. Non serviva quella di Lopez (Aleesami per Trajkovski, per blindare ancora di più la fascia, come più tardi con Morganella per Quaison) per fomentare Sarri: il 4­-2­-3-­1 con Mertens un passo dietro al neo entrato Pavoletti non era quotato. Ma neanche l’amnesia di Posavec, con pallone sotto le gambe su tiro da venti metri di Mertens. «Ora li asfaltano»: il pensiero era nato spontaneo. Ma proprio al momento del colpo del ko, il Napoli ha perso la lucidità e la pericolosità della prima ora: si è naturalmente allargato senza però individuare il varco per sfondare e non a caso ha avvicinato il gol vittoria solo con un centrocampista (Zielinski) e un difensore (Hysaj), respinti dalla voglia di reazione di Posavec. E l’attimo di ritardo con cui Insigne è arrivato sulla palla finale che aveva attraversato tutta la porta del Palermo è stata la foto più esatta della serata del Napoli“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.