Faraoni, dg Asp: “Non c’è un ‘caso Palermo’. Coronavirus ci condizionerà per molti mesi ancora”

Il direttore generale dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni, che ogni giorno partecipa a summit e tavoli operativi con le autorità sanitarie regionali, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di “Livesicilia.it”, dove spiega se vi sia o meno un caso Palermo” legato alla pandemia di coronavirus.

Questi alcuni passaggi dell’intervista: “Diciamolo immediatamente: non esiste un caso Palermo. Il numero di contagiati da Covid è aumentato in valore rispetto ai mesi scorsi ma dobbiamo fare una premessa doverosa. La fine del lockdown non è la fine della pandemia. In questo momento la pandemia ha una sua continuità a livello nazionale. Siamo consapevoli che il Coronavirus ci condizionerà ancora per molti mesi. Palermo, come Catania e altre grosse aree metropolitane è più soggetta per turismo, relazioni lavorative e sociali alla diffusione del contagio rispetto ai piccoli centri. In estate c’è stata nell’Isola un’ondata di turisti che hanno invaso le nostre città ed è normale che ci sia stata una leggera impennata di contagi. Ma è un errore parlare di ‘caso Palermo.

La sfida che ci attende è controllare la pandemia senza rinunciare alla vita produttiva e sociale. Un nuovo lockdown è da evitare assolutamente. La nostra rete sul territorio sta funzionando. In ogni distretto e in varie aree siamo pronti a intervenire qualora si presenti un problema con le Usca, unità sanitarie itineranti che raggiungono i pazienti con sintomi da Covid e avviano le procedure di sicurezza per la gestione delle criticità. La cosa importante in questo momento non è il numero di contagi ma la nostra prontezza a rispondere. La sfida del prossimo anno è quella di far convivere la continuità della vita produttiva, lavorativa e sociale con la pandemia. L’imperativo è evitare un nuovo lockdown.

Per quanto riguarda il focolaio alla Rap, il dato importante è che non si registrano ricoveri tra il personale risultato positivo ai tamponi, così come tra i loro familiari. Diversa l’evoluzione del focolaio alla Missione di Biagio Conte. Le nostre squadre tengono sotto osservazione i vari siti dell’organizzazione guidata dal frate laico, stiamo cercando di contattare gli ospiti che non sempre sono rintracciabili e identificabili. Stiamo cercando di collaborare con tutte le autorità in questo senso. La situazione è difficile, dobbiamo identificare i positivi per poi portarli in quarantena al San Paolo Palace che ha 140 posti Covid a disposizione. Al momento siamo riusciti a effettuare i tamponi a cinquanta ospiti e siamo in attesa dei risultati. La preoccupazione c’è, ma la dobbiamo gestire per salvaguardare l’incolumità pubblica. Sempre alla Missione stiamo facendo degli accertamenti sulle condizioni sanitarie e sull’osservanza delle regole anti covid. Non li lasciamo da soli.

Inizia un periodo in cui dovremo avere grande attenzione per la popolazione pediatrica. Abbiamo raggiunto un numero considerevole di 10mila test sierologici sui 20mila lavoratori della scuola. Abbiamo portato le nostre Unità sanitarie itineranti nei grandi istituti perchè la sanità deve svolgere un ruolo attivo e non di attesa nei confronti dei cittadini, dei lavoratori e degli studenti. Abbiamo l’impegno a far crescere e adeguare l’organizzazione dell’Asp verso le esigenze di una società che deve continuare a vivere, produrre e incontrarsi, ma nel rispetto delle norme di sicurezza”.