Corriere dello Sport: “Mancini: «Mario? Non è disperazione»”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle parole di Mancini rilasciate ieri in conferenza stampa.

Una tre giorni strategica in vista del play off mondiale di marzo, ma anche tattica nel senso di avere l’opportunità di provare a studiare qualche variazione-paracudute in caso di necessità per la sua Nazionale campione d’Europa eppure in bilico sul mondiale. Insomma, uno stage dai tanti significati, quello ottenuto da Roberto Mancini, «grazie alla collaborazione dei club», e dai tanti volti (ieri il forfait di Bastoni, neo papà, sostituito da Romagnoli e a seguire il rientro in sede dell’indisponibile Biraghi, febbricitante), racchiuso però, come sempre è accaduto da che Balotelli è Balotelli, nel grande punto di domanda legato a Mario, alla sua presenza e a un suo possibile futuro azzurro tale da ridefinire le gerarchie in attacco.

Nella mezzora di conferenza stampa da remoto che ha aperto il raduno a Coverciano, il ct si è soffermato ripetutamente sulla “richiamata” del suo eterno pupillo, finito in Turchia in cerca di un nuovo domani, ispirato da Montella. Inutile meravigliarsi. Già lo scorso ottobre, prima della Final Four di Nations League, Mancini (mentre si parlava di una preconvocazione del giovane talento Lucca del Pisa), aveva ribadito di non avergli certo chiuso le porte della sua Italia. E appena ha potuto, ecco il nome di Balotelli riapparire nella lista magica, seppur ancora legata a una convocazione simbolica. Ma Mario non è stato riportato in azzurro per far numero. Mancini lo ha spiegato chiaramente: «Lui la mia carta della disperazione? No. Magari la disperazione fosse quella che ha preceduto gli Europei, allora andrebbe bene… Ma non siamo a questo. Né lui mi ha promesso niente…neppure dei soldi… In questi giorni proveremo cose diverse, valutando calciatori nuovi e altri che non venivano chiamati da tempo come Mario. Balotelli a livello tecnico è sempre stato bravo, non si discute, bisogna capire come sta fisicamente. E soprattutto se può integrarsi in un gruppo che ha lavorato benissimo insieme. Certe valutazioni possono essere fatte anche in poco tempo. Penso sia felice di essere qua. Vediamo se ci potrà dare una mano».

UNO PER UNO. Il ct ha anche aggiunto una serie di valutazioni sulle scelte fatte in positivo o in negativo e sulle nuove prospettive di aluni azzurri per lui importanti, a partire dall’Insigne canadese, che potrebbe perdere il ritmo a causa di un campionato poco allenante, per dirla alla Capello: «Non temo i risvolti della sua scelta. Fino a giugno sarà qua, poi, prima del mondiale è prevista solo la finestra di settembre. Sensi? Per noi è un giocatore importante, che ha sempre fatto bene. Provedel sperava in una chiamata, come Mandragora e Pobega? E’ giusto che ognuno coltivi questa ambizione ma abbiamo fatto delle scelte e andare oltre 35 giocatori non era possibile. Joao Pedro per esempio, è un attaccante tecnico da Nazionale. Come Luiz Felipe, che può avere un grande futuro azzurro. Certo, avremmo voluto Spinazzola ma non sarà possibile recuperarlo. Mentre è tornato Zaniolo: io lo vedo come una grande mezzala d’attacco. Lui può darci più peso davanti. Lo stesso vale per Scamacca: io ho sempre creduto in lui. E’ tecnico, ha fisico, fa gol. Dipende da lui».