Corriere dello Sport: “«Dobbiamo vergognarci. Non esistono solo 2 squadre, Juve-Inter è stata una grande cazz…». Cellino si sfoga”

L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta le dichiarazioni di Massimo Cellino, patron del Brescia: «Dobbiamo solo vergognarci. Questo fine settimana si deve recuperare la giornata che non si è giocata, con le sei partite rinviate. E poi tutto slitta di conseguenza, con la cronologia decisa dal calendario e l’altra giornata da recuperare in un turno infrasettimanale a maggio: solo così si ridà un senso e si salva la regolarità del campionato». Porte chiuse o porte aperte? «Lo decide il governo. Io credo che la prevenzione sia la cosa più importante. Dobbiamo limitare il contagio, no? Su questo direi che siamo d’accordo tutti. Quindi se lei me lo chiede le rispondo che si deve giocare a porte chiuse. Penso sia la soluzione di minor danno, nell’attesa – come tutti speriamo – che si trovi presto una soluzione a questa emergenza. Lo so che è brutto giocare a porte chiuse ma è il male minore. Questo bisogna che lo capiamo bene e in fretta».
Molti suoi colleghi dicono che giocare a porte chiuse è penalizzante. «Non capiscono un caz..».
Definitivo. «Col Cagliari, per altri motivi, ho giocato un anno e mezzo a porte chiuse. E ho vinto più partite a porte chiuse che a porte aperte. E senza virus. Chi dice che senza il pubblico che incita sei penalizzato dice una cazz…. E’ solo una questione psicologica. Le partite si vincono e si perdono, a porte chiuse o aperte cambia poco». Di certo c’è che giocare a porte chiuse non è un bel biglietto da visita e priva i club dell’incasso. «Ok, è un fatto, ma qui si tratta solo di capire se continuiamo – noi della Lega – a pensare solo al nostro orticello oppure a ragionare come sistema-calcio italiano». L’immagine che state dando – voi Lega – è piuttosto triste. «Le ripeto che dobbiamo vergognarci. In un momento di emergenza come questo io in giro vedo solo presidenti che guardano ai propri interessi. Sento quello che parla dei suoi giocatori squalificati, quell’altro che ragiona sulle diffide, quell’altro ancora che fa i conti con il calendario. Ma se tutti pensiamo ai nostri problemi il problema vero non si affronta. Mettiamoci d’accordo: o c’è un problema nazionale o ci stiamo prendendo in giro. La verità è che il calcio italiano riflette la pochezza della politica italiana». Juventus-Inter è diventata una barzelletta. «La grande cazz… è stata quella di rinviarla sabato mattina. Si doveva giocare a porte chiuse. Stop. Si giocava e basta. Il problema è diventato solo Juve-Inter. E questo mi mortifica, perché in Serie A ci sono venti società e non due: non si può continuare a lavorare per due sole società». I club non erano d’accordo a giocare. «Si sta demonizzando la Juve, tutti le stanno dando addosso. Ma io ho parlato con Andrea Agnelli: la Juve avrebbe giocato a porte chiuse». E Marotta? «Difende gli interessi dell’Inter, deve tenere conto di certe problematiche. Mi è stato detto che non potevamo trasmettere Juve-Inter a porte chiuse a livello mondiale perché avremmo dato il messaggio che l’Italia ha un problema. Ma ce l’abbiamo o no il problema? Vogliano far finta di niente? Se il problema c’è, eccome se c’è, allora è inutile nasconderlo». Lei pensa che il campionato così sia falsato? «Se non si gioca a porte chiuse e tutti insieme allora sì, lo sarà irrimediabilmente. Anzi, già così è un campionato falsato. Dobbiamo rimediare presto. In Italia avverto troppa isteria, troppa esagerazione. Credo che la Lega avrebbe dovuto tenere un atteggiamento più calcistico e meno politico. Pensare più al calcio e meno agli interessi politici di parte. Ma difendo Dal Pino, è in carica da soli dieci giorni. Sono tornato in Lega dopo cinque anni di assenza e ho trovato solo egoismi, interessi personali, polemiche. C’è poco senso di responsabilità. Guardi, in Lega non ci vengono nemmeno più i presidenti. Mandano gli avvocati che li rappresentano. Ma gli avvocati oggi rappresentano me e domani te. Sa cosa c’è? Se va avanti così me ne vado via di nuovo, sono disgustato. E’ il punto più basso del calcio italiano».