Caso scommesse, Vigorito: «La dignità non la perdiamo mai»

Il Presidendente del Benevento Oreste Vigorito Benevento 08-06-2017 Stadio Ciro Vigorito Football Campionato Serie B 2016/2017. Finale Play-off Benevento - Carpi Foto Cesare Purini / Insidefoto

Il caso scommesse torna a scuotere il mondo del calcio, anche in cadetteria. Nella giornata odierna, infatti, si sono chiuse ufficialmente le indagini sul caso scommesse che vede coinvolti alcuni ex calciatori del Benevento. tre dei calciatori ex Benevento sotto accusa che attualmente militano in club di cadetteria: Forte, Brignola e Letizia. Pochi minuti fa, sulla vicenda, è intervenuto anche il presidente del Benevento, Oreste Vigorito.

«Caso scommesse? Noi perdiamo i campionati, ma la dignità non la perdiamo mai, né in campo nè fuori dal campo. Potevamo essere coinvolti perché nei regolamenti federali ci sono delle regole che definire assurde è un eufemismo. Noi siamo stati già colpiti qualche anno fa dalla responsabilità oggettiva: fummo penalizzati di 15 punti e quell’episodio fu la causa dirompente per la revisione di quella norma, perchè il Benevento riuscì a dimostrare che in un mondo come quello odierno è impossibile parlare di responsabilità oggettiva dove tutti comunicano ad altri pur senza avere nulla in mano. Dunque sapere che io da presidente possa capire che qualcuno faccia degli illeciti e quindi essere responsabile oggettivamente è come avere una sfera di cristallo e con quella fare delle previsioni. Allora i punti da 15 furono ridotti ad uno solo, perchè non potevano togliere anche quello».

«La vicenda? A distanza di anni siamo stati coinvolti un’altra volta in un episodio estremamente increscioso. Premesso che finchè non c’è una sentenza, noi come gli altri dobbiamo tenere fede a ciò che pensiamo, ovvero a credere all’innocenza di chi è stato chiamato in ballo. Mi astengo da giudizi morali, quelli legali li darà un tribunale, poi a quel punto ognuno degli attori, chi nel passato può essere stato involontariamente complice di queste cose, darà conto di quello che ha fatto. Per quanto riguarda la pena: tre anni, 6 mesi o il patteggiamento è un problema del calciatore. Se dovesse venire fuori una condanna si andrebbe a sottoscrivere un comportamento tale che dovrebbe far riflettere per come sono andate le cose negli ultimi due anni: da presidente mi sento responsabile, perchè pur non esistendo una responsabilità oggettiva, esiste una “culpa in vigilando” e forse non abbiamo vigilato bene, forse anche nella difficoltà di cui parlavo qualche volta si possono cogliere dei segnali: se è vero che ci sono dei colpevoli, non abbiamo colto i segnali e questo per una persona come me che tende sempre ad essere presente su tutto, fa male. Il danno è patrimoniale se riguarda dei ragazzi, sportivo e morale. L’ho già detto: la cosa a cui tengo di più è non perdere mai la moralità anche quando perdiamo. Le altre cose si vedranno nelle sedi opportune».