Amelia: “Troppi dolori, non riuscivo a camminare. Murray la mia svolta”

“In tanti mi chiedete cosa ho fatto o cosa sia successo. Con questa lettera sincera spero di riuscire a descrivervi bene quello che è stato”.

Comincia così il lungo post con cui Marco Amelia, ex portiere rosanro, ha descritto i suoi 4 anni di calvario per dei problemi alla schiena e alle anche. “Abbiamo fatto dei test e qualche iniezione di acido ialuronico diretto in anca per cercare di sentire meno dolore e per dare una mobilità migliore. Questo mi ha permesso poi di tornare ancora a giocare, l’ho fatto a Vicenza per 4-5 partite di fine campionato la stagione successiva, ma ogni fine allenamento e ogni fine partita il dolore aumentava sempre di più”. Un dolore tanto forte da costringerlo al ritiro.

Il ritiro dai campi, però, non ha aiutato il fisico: “Il mio corpo per soffrire meno si stava adattando creandomi altri problemi a schiena e bacino. Ho iniziato a camminare male. Non riuscivo a prendere più in braccio i miei figli, non riuscivo più neanche a correre e la mia vita stava prendendo una strada difficile, non riuscivo a mettere i calzini infilarmi i pantaloni e allacciare le scarpe. Nel frattempo ho cercato di apparire sempre sereno sorridente e non sofferente agli occhi di tutti”. Fino alla storia che gli ha cambiato prospettiva, quella del rientro in campo di Andy Murray dopo i forti problemi all’anca che ne hanno quasi provocato il ritiro. Il portiere si è informato sul trattamento cui si è sottoposto il tennista, ha consultato gli specialisti Zorzi e Campacci dell’Ospedale Negrar a Verona e ha prenotato l’operazione. La pandemia l’ha ritardata di sette mesi, da maggio a dicembre, ma qualche giorno fa è finalmente arrivato il suo turno.

“Sogno di tornare a prendere in braccio i miei figli, di portarli a letto in braccio quando si addormenteranno con noi sul divano o nel nostro letto, sogno di mettermi i calzini da solo, di mettere le scarpe e allacciarle da solo normalmente, sogno di stare insieme a mia moglie liberamente senza soffrire, sogno di giocare con mio figlio a calcio e magari corrergli dietro”, si conclude la lettera dell’ex portiere rosanero.