Zauli e la nuova serie B: «Non vedo l’ora di entrare al Barbera, in rosa mi sentivo invincibile. Zamparini, Brunori e Da Graca…»

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla nuova serie B e intervista l’ex rosanero Zauli.

C’è chi cerca la Juve, chi ci torna e chi, invece, la lascia e sceglie il Sudtirol. Lamberto Zauli, da calciatore numero dieci, fantasia e divertimento, il cocktail più riuscito delle virtù calcistiche del Palermo di Zamparini, in B e poi in A, ha fatto quella che comunemente si chiama scelta di vita.

Dopo 13 anni e una lunga gavetta, il suo debutto in B con il neo promosso Sudtirol. «La voglia di mettersi in gioco in una categoria che, da allenatore, mi mancava. Al contempo, decisione sofferta. Tre stagioni alla Juve, un motivo di orgoglio e di gratificazione, però è arrivata una proposta irrinunciabile. Una vera sfida».

Nuova realtà e contratto annuale. «Non dimentichiamo che sono all’esordio. Per me è un terreno inesplorato, per loro una scommessa, è giusto così dopo una promozione storica ottenuta con un campionato strepitoso. La società è ricca di valori e ha i piedi per terra. Primo obiettivo, mantenere la B».

Nella Juve under 23 c’è il palermitano Da Graca. «Uno talenti più cristallini che ritengo all’altezza della A e su cui la società bianconera punta. Con lui parlavo spesso di Palermo».

L’estate scorsa, ha avuto anche un certo Brunori. «Il primo mese di ritiro. Indeciso se accettare o meno la proposta palermitana, gli dissi di non pensarci neanche un secondo. Non credevo tirasse fuori un’annata simile che non dimenticherà mai».

Ora l’interrogativo: meglio Palermo o altrove? «Quando arrivi a 29 gol, normale che tutti gli occhi siano puntati su di te. Matteo, oltre a segnare, è uno che aiuta la squadra, un generoso con qualità che ti permettono di lasciare il segno anche in categorie diverse. Ha ragione quando dice che deve valutare il futuro per il bene suo e della famiglia visto che si è sposato da poco. Scelte fondamentali nel momento decisivo della carriera».

Che impressione fa tornare al Barbera da avversario? «Sarà la seconda volta. La prima con la Sampdoria, poi non c’è stata più l’occasione: ho voglia di scoprire il museo e non vedo l’ora di entrare in campo (ride, ndr)».

Un amore eterno. «Ricevo ancora un sacco di attestati di stima e mi fa piacere: annate strepitose, la passione dei tifosi, ancora ho i brividi addosso. Ho seguito in tv la finale contro il Padova come fossi in curva ed ero felicissimo della vittoria».

Ricorda la A persa all’ultima giornata?  «Era come uno spareggio. Il Lecce vinse meritatamente. Io e Vincenzo (Sicignano, ndr) piangemmo, disperati per l’occasione mancata. La stagione successiva, un trionfo. Entrammo in Europa League e purtroppo fu il mio ultimo anno».

Gol e assist scolpiti nella memoria? «Quello contro l’Inter, in trasferta: faccio un dribbling sulla linea di fondo, ne salto un paio e poi, sul mio tocco, Toni la mette dentro da pochi passi. Ma ricordo anche i gol: da fuori area con un pallonetto contro il Napoli e la giravolta con la Lazio».

Zamparini fece salti mortali per prenderla. «Con Foschi, che mi ha chiamato per farmi i complimenti, abbiamo ricostruito un episodio al quale più passa il tempo e più mi affeziono. Mi portarono a Milano per la firma, con l’aereo privato del presidente, e dissi a mia moglie che sarei rientrato subito, invece proseguirono direttamente per Punta Raisi e il giorno dopo ero al “Barbera” in amichevole contro il Chievo. Avventura che ti fa capire quale spinta emotiva avesse il patron».

Che poi non le rinnovò il contratto. «Avevo 34 anni, in effetti sarei rimasto per sempre.Presero Del Neri con l’idea di un calcio diverso. Zero rimpianti e posso anche giustificare Zamparini. L’affetto rimase intatto».

Dopo la promozione, Palermo esulta. «Sono felice, mi sentivo a casa con le immagini del delirio, Baldini, Sagramola e Castagnini, con cui sono stato a Vicenza, il dottor Matracia, il magazziniere Pasquale. Come mi ha colpito la carica irrefrenabile di Mirri. Per i rosa, la B è il minimo».

La società ora sotto l’ala del Manchester City Group. «Dalla holding di Mansour potrà arrivare solo un grande aiuto per l’ambiente sportivo, per la crescita delle strutture e per il movimento calcistico».

Il suo feeling con la città? «Sono stato in tante piazze ma a Palermo ho vissuto tre anni favolosi grazie a Zamparini e all’entusiasmo della gente. Credevo di essere invincibile».

E con gli ex compagni? «Ci sentiamo spesso: Morrone, Grosso, Barone, Toni, Corini… Dopo il fischio dell’arbitro andavo sempre da Corini e tiravamo fino alle quattro del mattino analizzando ogni dettaglio. Segirava male, mi diceva: “Pensaci tu, Lamberto”. Con Toni si viveva in simbiosi e l’amicizia è rimasta. Nostalgia? Sì, anche dei gelati di Mondello e di piazza Politeama».