Ventura racconta: «Io delegittimato da Tavecchio. Avevo presentato le dimissioni»

L’ex Ct della Nazionale Italiana Gian Piero Ventura, dopo la sconfitta contro la Svezia che non ha permesso all’Italia di partecipare ai Mondiali di Russia è finito nel mirino di tutti. L’ex Ct nella serata di ieri è stato ospite del programma “Che tempo che fa” e ha parlato proprio della sue esperienza. Queste le sue dichiarazioni: «Siamo arrivati alla sfida contro la Spagna con numeri importanti, cioè sette vittorie e due pareggi in nove partite disputate fino a quel momento. C’erano due possibilità: vincerla o andare agli spareggi. Subito dopo la debacle contro un avversario superiore sul piano tecnico, ed in quel frangente anche fisico, c’è stata una violenza inaudita nei miei riguardi alla prima sconfitta in un anno, in tanti a chiedere subito le mie dimissioni. C’è stata una delegittimazione esterna sulla mia persona che ha condizionato il prosieguo del nostro cammino. Oltre a questo c’era già stata una delegittimazione interna. Il progetto inizialmente prevedeva la presenza di Marcello Lippi come direttore tecnico e come tutor, poi revocata per ragioni regolamentari che dovevano essere note anche prima. Sono rimasto senza rete in un ruolo che non conoscevo, avrebbero potuto saperlo in tempi non sospetti. Sono stato un anno a fare il ct ed il direttore tecnico. Nel momento in cui sarei dovuto essere investito ufficialmente, poi, improvvisamente, Tavecchio ha deciso di nominare Ulivieri, senza però informarmi prima. Questa è una chiara delegittimazione. Dopo la gara con Israele, successiva a quella con la Spagna, mi sarei dovuto dimettere, visto che dopo 10′ tutto lo stadio fischiava la Nazionale. Mi sono dimesso dopo la partita con la Macedonia. Aveva presentato le mie dimissioni ai dirigenti, dicendo che serviva qualche altra persona che potesse portare serenità, poiché ormai per il sottoscritto era un clima devastante. Le mie dimissioni, comunque, non furono accettate. Ma avevo già deciso che se ci fossimo qualificati ai Mondiali non sarei andato. Avevo informato anche il mio staff che, anche in caso di vittoria contro la Svezia avrei annunciato il mio addio immediato. Non mi sono dimesso dopo la Svezia perché sarebbe stato come ammettere di essere l’unico responsabile di una disfatta che ha anche altri padri. Sono diventato il capro espiatorio di tutti i mali del calcio. Mi sono messo nei panni degli italiani e so che stanno soffrendo, ma passerà. A me, invece, non passerà mai. Faccio un in bocca a lupo a Mancini di cuore affinché possa essere messo nelle condizioni di poter lavorare in una maniera corretta e di poter aver a che fare con persone che dicono quello che pensano. Ora voglio rimettermi in gioco, ho voglia di tornare ad allenare più che mai e dare delle risposte sul campo».