Vecchio Palermo, arrestati i fratelli Tuttolomondo: “Hanno tentato il colpo da 40 milioni” Parla il Comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria

La Procura della Repubblica contesta ai fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo, di 65 e 53 anni, una sfilza di reati.

Secondo quanto riporta “Livesicilia.it”, le ipotesi di reato sono: bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego di denaro, falso e ostacolo alle funzioni della Commissione di vigilanza sulle società di calcio (Covisoc) della Fgic.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale Lorenzo Jannelli, ha imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto per un anno di esercitare imprese, uffici direttivi di persone giuridiche o professioni per la durata di un anno a Roberto Bergamo (classe 1958, che del Palermo dei Tuttolomondo era amministratore delegato), Tiziano Gabriele (classe 1972) e Antonio Atria (classe 1966).

Il fallimento del Palermo ha innescato la contestazione di bancarotta fraudolenta. I Tuttolomondo rilevarono il vecchio Palermo calcio da Maurizio Zamparini (sotto processo in Tribunale) attraverso la Sporting Network, società controllata dalla Arkus Network. Ad inizio dell’estate 2019 i Tuttolomondo non depositano la fideiussione necessaria per iscrivere la squadra al campionato di serie B. La società senza il titolo sportivo perde ogni valore. Il patrimonio potenziale, stimato in 21 milioni, viene depauperato. Ad agosto 2019 Arkus Network, la società dei Tuttolomondo, chiede al Tribunale di accedere al concordato preventivo, strumento che la legge mette a disposizione dell’imprenditore, in crisi o in stato di insolvenza, per evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo che soddisfi anche solo in parte le richieste dei creditori. In questo caso si tratta di alcuni giocatori a cui non sono stati pagati gli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno 2019. Arkus esegue alcuni pagamenti in favore dei dipendenti, anche loro senza stipendio, e di alcuni professionisti, soprattutto avvocati, per un totale di 630 mila euro.

I conti non tornano e la Procura non smette di indagare. E si scopre che i Tuttolomondo avrebbero saldato debiti fiscali utilizzati in compensazione di crediti fiscali inesistenti per 1,4 milioni di euro (sarebbe stato l’unico modo per mascherare lo stato di insolvenza dei conti del vecchio Palermo calcio) e utilizzato parte del denaro distratto per nuove iniziative imprenditoriali. I finanzieri del comando provinciale, guidati dal generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere, oltre ad arrestate i fratelli Tuttolomondo hanno sequestrato preventivamente un milione e 395 mila euro.

«Gli indagati hanno cercato il colpo di mercato, acquistando per soli 10 euro una società in forte difficoltà economica con l’obiettivo di entrare in possesso del tesoretto di circa 40 milioni di euro tra diritti televisivi e sponsorizzazioni in caso di promozione della squadra in serie A- spiega il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria -. Tramontata questa possibilità, gli indagati si sono trovati tra le mani una società pesantemente indebitata e senza liquidità: per cercare di ottenere comunque l’iscrizione al campionato di serie B hanno cercato di mascherare lo stato di insolvenza tramite compensazioni di ingenti debiti fiscali con crediti tributari inesistenti e ponendo in essere altre azioni fraudolente per far apparire come effettuati i pagamenti dovuti a calciatori e dipendenti».