Vasco Rossi a Palermo: “Basta vita spericolata riconosco i miei demoni e mi difendo col buddismo”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su Vasco Rossi e le sue parole rilasciate a Radio 2.

Chi l’avrebbe mai potuto immaginare che proprio Vasco, il più sfrenato indomabile dei rocker, quello di “siamo noi che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa” potesse diventare un saggio, luminoso testimone di serenità, due occhi azzurri che oggi sembrano un mare di pacificazione e per di più senza rinnegare nulla del passato, semplicemente crescendo, imparando a combattere e vincere i propri demoni. Come lui stesso ci ha raccontato in una lunga intensa conversazione andata in onda ieri sera su Radio 2 insieme a Ema Stokholma, davanti a un gruppo di fan devoti ed esaltati: «I demoni sono quelli che abbiamo tutti dentro, che ci possiedono. Bisogna cercare di guardarli in faccia, riconoscerli e poi lasciarli andare, come dicono i buddisti».

Ma allora è vero che negli ultimi anni Vasco segue pratiche buddiste? «Ma sì, ne faccio di tutti i colori io, ora sto facendo pratica di consapevolezza, mi interessa, sto leggendo libri sull’argomento, già anni fa avevo cominciato a fare delle prove prima dei concerti, mi mettevo giù sdraiato per respirare e liberare la mente, ma mi venivano un sacco di pensieri e pensavo di aver sbagliato tutto, poi ho scoperto che in realtà non bisogna mettersi per forza con le gambe incrociate, per terra, scomodissimo, va bene anche sulla sedia, e allora mi è piaciuto, invece ora ho capito: arriva un pensiero e lo accetti, lo guardi e lo lasci andare, ho capito che lo posso fare anche io, senza esagerare, un’ora non ce la faccio, magari però dieci minuti sì, i discorsi che sono alla base di queste pratiche buddiste sono giustissimi. Gran parte dei problemi che abbiamo ce li creiamo da soli».

Ci sono nuove date annunciate per l’anno prossimo, a partire dal 6 di giugno, a Bologna, Roma, Palermo, infine Salerno, città alla quale è legato un ricordo speciale, vero? «Sì, ci sono andato per il servizio militare, ma solo per un giorno. In realtà sono partito perché avevo finito i rinvii per motivi di studio, ma stavo cominciando la mia avventura, avevo fatto un disco, facevo il deejay, insomma capivo che stavo perdendo il treno. Allora, quando sono arrivato in caserma, mi ricordo che vedevo scritte tutte quelle frasi sui muri tipo “combattere”, ero preoccupato, la mattina dopo ho marcato visita e mi hanno mandato a Napoli, e mi sono innamorato della città immediatamente. Ci sono stato quattro giorni poi hanno deciso che non ero adatto alla vita militare».

Cosa ha pensato dei Måneskin? «Quando li ho visti a Sanremo sono rimasto… mi sono piaciuti un casino, “siamo fuori di testa ma diversi da loro”, sono belli bravi, mi è sembrato come se fosse una Siamo solo noi di oggi».

Possiamo immaginarli come gli eredi giovani della storia di Vasco? «Io ne sarei onorato…».

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