Tuttosport: “Pressing Abodi: «La A diventi a 18 squadre»”

L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sulle parole di Abodi in merito alla A a 18 squadre.

È un tema scivolato in seconda fila nel dibattito calcistico: la riduzione del numero di squadre partecipanti al campionato di Serie A. Lo riporta in primo piano il ministro dello sport Andrea Abodi: «Ho iniziato a sentire parlare di riforme dal 2010 – dice durante il suo intervento al convegno Sport Industry Talk – e ricordo ancora l’aspettativa di Carlo Tavecchio quando ero presidente della Lega B. Apprezzo la scelta del presidente federale Gravina di convocare un’assemblea per marzo del 2024. Il sistema va messo in discussione. È impensabile che il campionato di A continui ad avere 20 formazioni iscritte, la B 20 e la C 60. Non è questione di numeri, ma di credibilità che consenta l’affermazione dell’equa competizione. Ci sono società che pagano e rischiano di non centrare i propri obiettivi. Altre che non pagano e magari mantengono la categoria. La Serie A è un contribuente significativo di fiscalità, è un obiettivo comune quello di far funzionare la macchina».

Abodi aveva espresso concetti simili la scorsa settimana in un altro forum dedicato alla politica calcistica a Milano. Sullo sfondo delle parole del ministro c’è l’iniziativa di Gabriele Gravina, che ha preso in mano con decisione l’iniziativa delle riforme anche a costo di togliere il diritto di veto alle singole Leghe.

Il presidente Figc, però, preferisce partire da un concetto di sostenibilità economica generale del sistema professionistico tramite norme di iscrizione più severe. La possibile riduzione del numero dei club passerebbe dal mancato rispetto di questi paletti più rigidi, non da una diminuzione decisa a priori. Ma il passaggio da 20 a 18 squadre avrebbe anche un beneficio dal punto di vista dei calendari, soprattutto in vista dell’entrata in vigore della super-Champions League a 36 squadre con almeno otto partite per ogni partecipante. Un allargamento che intaserà ulteriormente le finestre disponibili.

La proposta di Abodi ovviamente non piace ai presidenti di Serie A. Nessuno vuole rinunciare al banchetto dei diritti tv. Questo è lo scoglio principale all’introduzione della riforma che snellirebbe il campionato riavvicinandolo alle dimensioni del periodo aureo degli Anni ’80 e ’90. Il proprietario del Torino, Urbano Cairo, non è d’accordo con Abodi: «Siano benvenute le riforme, vanno fatte, ma senza ridurre il numero delle squadre. I maggiori campionati europei hanno 20 club, questo permette di avere 380 partite, ossia altrettante occasioni per i broadcaster di trasmetterle. Riducendo il numero delle gare ne risentirebbe il valore economico del prodotto», dice il presidente granata che appoggia un’altra idea sul tavolo: «Il calcio dà tanto allo Stato. Ora c’è bisogno che riceva un sostegno concreto, anche attraverso una quota del benessere economico che genera, come le scommesse».
A proposito di scommesse ieri era in programma l’assemblea della Lega Serie A in videocollegamento con un unico punto all’ordine del giorno: l’assegnazione del pacchetto betting internazionale. Fonte di una buona impennata di ricavi con un incremento dagli attuali 18 milioni a stagione nel triennio 2021-24 a circa 40 nel quinquennio 2024-29. I contratti, però, devono ancora essere ultimati nei dettagli. L’offerta è stata prorogata. Quindi la riunione è stata annullata e sarà riconvocata per l’approvazione nei prossimi giorni.