Tuttosport: “Mai tante inchieste giudiziarie nel calcio. Dalla Juventus al Manchester City. Cosa sta succedendo?”

L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sulle tante inchieste nel mondo del calcio, dalla Serie A alla Premier.

Ecco il lungo pezzo riportato oggi dal quotidiano:

“Cosa sta succedendo in Europa? Cinque inchieste scuotono contemporaneamente Portogallo, Spagna, Italia, Inghilterra e Francia, uno scenario completamente inedito per tempismo e risonanza delle vicende. Nessuna è ancora arrivata a una sentenza, tutte potrebbero avere dei risvolti internazionali e non solo nazionali. Tre sono collegate a violazioni di carattere economico-finanziario, due sono casi di corruzione o matchfixing, uno è un caso molto particolare e riguarda il presidente del Psg e del suo ruolo nei Mondiali in Qatar. Apparentemente non ci sono collegamenti fra questi fatti e qualcosa per trovare un filo conduttore di un ragionamento, anche se si potrebbe prendere in considerazione il fatto che la magistratura ordinaria, negli ultimi anni, si è sempre più occupata di calcio, un cambio di atteggiamento legato all’importanza sempre maggiore del calcio nel tessuto economicosociale e, magari, godendosi i riflettori che ne derivano. Indagando con mezzi di cui la giustizia sportiva non dispone, mette poi a disposizione di quest’ultima materiale di alto profilo.

C’è anche chi, mettendo insieme alcuni dei club coinvolti, individua molti nemici di Aleksander Ceferin: Barcellona, Juventus, City (sì anche il City, di proprietà degli Emiri non esattamente in buoni rapporti con i qatarini, teoricamente alleati di Ceferin). La lettura della lunga mano di Ceferin è oggettivamente un esercizio di dietrologia un po’ spinto e resta tale fino a che non ci siano prove del suo intervento. Al momento si può solo registrare un’attenzione particolare (peraltro obbligata) del presidente Uefa. Piuttosto si può ragionare su fatto che un Fair Play finanziario fatto rispettare a singhiozzo abbia confuso regole e idee, spingedo a maquillage di bilancio, invece di fare prevenzione. In generale ci sono sintomi di un sistema che non funziona, come viene puntualmente denunciato dai vertici del calcio (per esempio ieri Gabriele Gravina, presidente della Figc dal 2018 e membro dell’esecutivo Uefa) che chiedono sempre riforme. A chi? Viene da chiedersi, se comandano loro.

La Juventus sta combattendo su tre fronti: uno penale, uno civile (Consob) e uno sportivo. Tutto nasce dal penale e dall’inchiesta Prisma, che con intercettazioni e perquisizioni ha scandagliato non solo i bilanci ma tutta l’attività della società bianconera degli ultimi tre anni. L’accusa, in estreme sintesi, è di falso in bilancio, a cui si arriva per due principali sotto accuse. La prima è quella di aver truccato i conti con delle plusvalenze fittizie, ovvero quelle si ottengono da scambi “a specchio” con altri club sopravvalutando i giocatori oggetto dell’affare. La seconda è legata alla cosiddetta “manovra stipendi”, ovvero la rinuncia a quattro mensilità dello stipendio nel marzo del 2020 (in piena pandemia) di cui tre da recuperare nelle stagioni successive: il fatto di non aver segnato come debito, nel bilancio 2019-20, quelle tre mensilità che i giocatori avevano garantite con scritture private ha, secondo l’accusa, causato un falso in bilancio. Sul fronte sportivo la Juventus è stata condannata a quindici punti di penalizzazione per la questione plusvalenze, questione per la quale era stata già assoluta due volte, ma che ha visto la revocazione da parte della Procura Federale e la grande severità della Corte d’appello Federale nel giudicare. Ora la Juventus ha ricorso al Collegio di Garanzie dello Sport per annullare quella sentenza. Il secondo filone (manovra stipendi e altre plusvalenze) sono oggetto di un altro fascicolo in mano alla Procura Federale e che si trasformerà in un processo sportivo nella tarda primavera. Difficile fare una previsione sui rischi che corre la Juventus in questo secondo procedimento, anche se la severità usata dal giudice Torsello della Corte d’Appello Federale non lascia tranquilli i dirigenti bianconeri.

A livello europeo tutto è sospeso, nel senso che l’Uefa sta monitorando la cosa con grandissima attenzione e ha già ricevuto alcuni incartamenti dall’Italia. È probabile che intervenga dopo che la giustizia sportiva italiana abbia finito il suo corso: in ballo potrebbe anche esserci l’esclusione dalle Coppe per una stagione. A livello penale, infine, il primo appuntamento è fissato per il 27 marzo con l’udienza preliminare davanti al Gup di Torino: in discussione non c’è solo il rinvio a giudizio, ma anche il possibile spostamento del processo a Milano. Nemmeno l’Inghilterra è immune dagli scandali finanziari (o presunti tali) che hanno toccato o solo sfiorato quasi tutte le 5 maggiori Leghe europee. Nell’occhio del ciclone abbattutosi sulla Premier League è finito il club che da oltre un decennio domina la scena calcistica d’Oltremanica, il Manchester City vincitore di 4 degli ultimi 5 campionati. Ad accusare il club di proprietà della City Football Group guidata dallo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan è, questa volta, la stessa Premier che lo scorso febbraio ha contestato ai Citizens oltre 100 violazioni del regolamento avvenute dal 2009 in poi. Una serie di accuse che trovano origine in un’inchiesta pubblicata 5 anni fa da Der Spiegel e che avevano condotto la Uefa a escludere il club dalle Coppe per due anni: pena che, però, nel 2020 è stata tramutata in una ben meno afflittiva ammenda da parte della Cas (Court of Arbitration for Sport).

La Cas aveva concluso che alcuni reati non erano dimostrabili, mentre altri erano caduti in prescrizione. Prescrizione che, invece, non è contemplata nei regolamenti della Premier: ecco perché nel nuovo giudizio davanti ad una Commissione indipendente verranno prese in considerazione tutte le condotte relative al periodo preso in esame dall’Inchiesta (2009-2018). Il club campione d’Inghilterra è accusato di aver violato in vario modo le norme che regolano il Fair play finanziario, innanzitutto gonfiando artificialmente le entrate attraverso accordi di sponsorizzazione che – sostiene la Premier – erano finanziati dalla stessa proprietà. L’altra accusa riguarda, invece, i costi di gestione: il City avrebbe sgonfiato le spese utilizzando società collegate alla proprietà b per pagare parte dello stipendio dei dipendenti. In questo ultimo filone rientra la posizione del ct della Nazionale italiana, Roberto Mancini (al City dal 2009 al 2013) che, secondo l’accusa, oltre ai compensi derivanti dal suo contratto (1,45 milioni di sterline netti), percepiva anche 1,75 milioni dall’Al Jazira. Non è chiaro quando il giudizio (a porte chiuse) verrà celebrato, ma il club rischia grosso: le possibili sanzioni vanno dalla multa, alla penalizzazione, alla retrocessione, fino all’espulsione della Premier con la revoca dei titoli. Per il momento la Uefa tace e osserva gli sviluppi”.