Stefano Mazengo Loro, l’oriundo al contrario del calcio italiano: «Vorrei giocare per l’Uganda»

Stefano Mazengo Loro è nato a Trento 27 anni fa, ma sogna di vestire la maglia della Nazionale dell’Uganda, dove gioca nel Kampala Capital City Authority.

Come si legge su “FanPage.it” l’Italia di Roberto Mancini ha costruito le proprie fortune anche grazie al contributo di quelli che una volta si chiamavano ‘oriundi’. Ovvero giocatori nati altrove ma cittadini italiani e quindi arruolabili nella Nazionale azzurra: nel gruppo che ha trionfato nei recenti campionati Europei ce n’erano tre, Jorginho, Emerson e Toloi. Tutti brasiliani di nascita, tutti che hanno sposato con convinzione la causa del nostro Paese. Ma c’è anche chi ha fatto il percorso contrario, come Gianluca Lapadula, nato a Torino e da un anno idolo dei tifosi del Perù. E chi sogna di farlo, come Stefano Mazengo Loro.

Ecco le sue parole rilasciate a “La Gazzetta dello Sport”:

” I miei avevano accettato la proposta di una ONG È stata la miglior scelta che potessero fare: l’Uganda mi ha aperto gli occhi e la mente, arricchendomi a livello umano e dandomi tante opportunità. Giocavo nelle giovanili del Verona e stava andando tutto per il verso giusto: sognavo di poter diventare un calciatore professionista. Lasciare l’Italia è stato un salto nel vuoto. Avevo 12 anni e non parlavo inglese. Ma il calcio è un linguaggio internazionale: grazie al pallone mi sono ambientato. Giocavo in una squadra locale: la Kampala Kids League. Dopo le superiori sono andato all’università in Europa, avevo abbandonato il sogno di diventare professionista. Quando sono tornato in Uganda, prima della pandemia, stavo aspettando una risposta dall’Adidas per lavorare con loro in Germania e sono andato a vedere il Kampala City allo stadio. E alla fine uno dei ragazzi della squadra mi ha invitato a fare qualche allenamento con loro. È andata avanti per due mesi: all’allenatore sono piaciuto e mi hanno proposto un contratto. Ci ho pensato ed ho accettato. Professionista a 26 anni: non ci speravo più”.