Serie A, al sfida del Sud comincia dal calcio: solo tre club al via

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul prossimo campionato di serie con sole tre squadre del sud.

Un dominio totale. Una supremazia che non è mai stata incrinata, se non in rari casi e per periodi brevi. L’Italia del calcio è spaccata come l’Italia in generale. Due velocità, quella del Nord con la locomotiva Milano-Torino (e Milano che nell’ultima stagione si è presa proprio tutto) e quella del Sud, che ha vissuto stagioni di grande brillantezza con il Napoli di Maradona, ma lo splendore si è affievolito in fretta.

Al centro i successi di Firenze e più giù le belle stagioni di Roma e Lazio, legate non soltanto agli scudetti a cavallo del terzo millennio, ma anche alla grande rivalità della Roma con la Juve che ha attraversato diverse epoche. Eppure l’albo d’oro dello scudetto è una specie di litania. Juve, Inter, Milan. Milan, Inter, Juve. Una litania che, come ha detto il presidente della Lega Lorenzo Casini in una intervista alla Gazzetta, sarebbe bello poter modificare. «Spero che in A il Paese sia sempre più rappresentato. Dopo gli scudetti romani hanno vinto solo tre squadre del Nord. E’ un problema antico. Se oggi si facesse l’All Star Game Nord vs Sud, modello Est vs Ovest della Nba, saremmo in difficoltà».

Continuità Un problema antico, appunto, quello dell’albo d’oro italiano, non soltanto considerando la distribuzione dei titoli, ma anche la capacità di duellare con le favorite nel tempo. Sporadiche le incursioni dalla provincia ricca, se non altro a livello di competizione in testa alla classifica e in qualche caso anche di successo. Hanno strappato un titolo a testa Samp e Cagliari, due la Fiorentina. Ma il dialogo a tre fra le grandi del Nord quasi mai si è interrotto.

Quando non c’era la Juve c’era l’Inter, quando il Milan sprofondava restavano le altre due, quando i bianconeri hanno pagato il prezzo dello scandalo le milanesi hanno reagito accaparrandosi scudetti (l’Inter) e Champions League (il Milan). Gli anni d’oro del Napoli sono stati legati a grandi imprenditori e a un’economia meno sbilanciata, i successi della Roma e della Lazio sono stati anch’essi figli di grandi famiglie che spendevano senza timori. Era il tempo delle cicale, si poteva fare, ed è quello che il Napoli di De Laurentiis non vuole fare più. Fra financial fair play e indice di liquidità, ormai tutti sono costretti a fare i conti. Ma a qualcuno risulta ancora più difficile.

Successi e numeri. Alcuni dati: nella prossima Serie A, le squadre del Sud saranno tre, due dalla Campania, Napoli e Salernitana, una dalla Puglia, il Lecce neopromosso. Ai nastri di partenza del campionato 2000-2001, l’ultimo vinto da una squadra che non fosse del Nord, erano quattro: non c’era la Salernitana, c’erano Bari e Reggina. Soltanto otto campionati sono andati al centro Sud: Roma, Lazio, Napoli e Cagliari, il 9,1 per cento dei tornei a girone unico. Il Sud ha sempre vinto poco o nulla, ma ci sono stati periodi durante i quali se non altro è stato più rappresentato. Nelle stagione 2008-2009, in Serie A c’erano cinque squadre meridionali su venti: Catania, Lecce, Napoli, Reggina e Palermo. L’anno successivo erano quattro: Bari, Catania, Napoli e Palermo. Meglio ancora andava alla fine degli anni Settanta, con sette squadre del centro Sud su sedici partecipanti: Avellino, Cagliari, Catanzaro, Lazio, Napoli, Roma e Pescara. Ecco, il Pescara, la squadra brillante costruita da Giovanni Galeone, un’intuizione che diventerà laboratorio di calcio, ma che resta l’unico esempio di presenza abruzzese in A. E ci sono anche regioni come Basilicata e Molise che non hanno mai avuto un club in Serie A. Neanche l’Alto Adige, all’altro capo d’Italia, ne ha mai avuta una: ci sono zone d’Italia che sono rimaste sempre un po’ isolate. Al di là della partecipazione, resta il fatto che il successo sorride sempre o quasi alle solite note: per lo scudetto, quasi tutte devono accontentarsi di partecipare.