Sassuolo, l’ad Carnevali: «Spadafora? Mai visto in Lega. Scorretto il suo modo di comunicare»

L’ad del Sassuolo Giovanni Carnevali, intervenuto ai microfoni di “Rai Sport”, ha spiegato la posizione del club sul prosieguo della stagione. Ecco qui di seguito le sue parole: «Noi come Sassuolo abbiamo sempre avuto una linea ben precisa: quella di portare a termine il campionato, credo sia giusto nel confronto di tutti. Prima cosa dobbiamo verificare l’aspetto della salute, imprescindibile, se esistono le condizioni per allenarci credo sia importante concludere il campionato senza danneggiare la stagione prossima, se ci sono le condizioni anche terminando il campionato a fine giugno o i primi di luglio, credo sia giusto terminare la stagione».

 

Come si immagina la prossima riunione di Lega?
«Queste riunioni sono sempre molto animate e combattute anche se in questo periodo, anche grazie a questo sistema tecnologico di video conference ci aiuta, abbiamo capito che dobbiamo cercare di essere uniti. Ci sono delle vedute diverse, chi può avere interesse di chiudere il campionato prima, chi di tagliare gli stipendi, e così via. Noi dobbiamo essere uniti e avere una linea unica ma non è semplice perché ci sono 20 società, 20 testem ma io ho fiducia in questo».

Le parole del Ministro Spadafora sono state dure nei confronti della A: cosa pensa?
«Mi dispiace perché purtroppo a volte l’immagine del calcio appare come negativa, non è corretto. Da parte delle società c’è grande sacrificio, il calcio è un’industria grandissima, una delle industrie più importanti del nostro sistema. Non è giusto far apparire i calciatori come personaggi che hanno solo alcuni interessi e non pensano ad altro. E’ un modo di comunicare scorretto, perché il calcio è importante anche a livello sociale. Spadafora, noi come società non lo abbiamo mai sentito e non abbiamo mai avuto il piacere di vederlo in un’assemblea di Lega, deve tener presente alcune situazioni che forse non ha ancora ben presente. Il nostro mondo può andare in grande difficoltà. Questo è un fenomeno sociale da portare avanti. Non chiediamo aiuti economici, ma dobbiamo capire dove migliorare, perché altrimenti restiamo un sistema vecchio che non è mai cresciuto e non riesce a progredire, mentre in altri Paesi ci stanno superando».

Se non si riuscisse ad andare avanti andrebbe congelato tutto o cosa?
«Non ci voglio neanche pensare perché sono fiducioso sulla ripresa del campionato, potrebbe eliminare tantissime problematiche. Non trovo giusto che alcune squadre buttino via un anno, penso al Benevento che è già in A, bisogna pensare anche ai campionati minori. La cosa più regolare, più giusta e più corretta, se si può, se ci sono le condizioni, è finire i campionati. Se si dovesse fermare il campionato ci sarebbero tante società scontente, andremo incontro a contenziosi, a litigi, sperando poi che il prossimo campionato possa iniziare nel periodo giusto perché poi si rischierebbe di iniziare più tardi per queste problematiche».

Taglio stipendi?
«Il desiderio è quello che ci fosse un’idea comune, presa dalle società e dall’AIC. E’ inutile nasconderlo, ognuno deve fare la propria parte in un momento di difficoltà. Sono convinto che non ci sia nessun giocatore pronto a tirarsi indietro a una richiesta del genere, siamo tutti sulla stessa barca e ne sono consapevoli, tutti siamo innamorati di questo mondo e tutti dobbiamo portarlo avanti. Credo sia più giusto avere un’unica situazione, senza dover discutere con ogni singolo giocatore, con i procuratori, altrimenti non terminerebbe mai, credo che dovremmo rendere più semplice tutto, un’azione comune con Lega e AIC, con determinate normative che si possano portare avanti per ogni società».

Che sensazione ha sulla volontà dei giocatori di tornare in campo?
«Molti hanno voglia di tornare in campo in tempi brevi al di là del pensiero economico, alcuni credo possano essere sollecitati da società di concludere il campionato oggi perché in questo modo il loro interesse viene preservato. Alcuni magari vorrebbero fermarsi perché sollecitati dai club».

Cosa succederà? Qual è la sua sensazione?
«Dobbiamo vivere alla giornata, dobbiamo capire cosa succede sotto l’aspetto della salute. Il Ministro Spadafora ha sospeso gli allenamenti per aprile, io credo che tre settimane sarebbero sufficienti per la ripresa, credo che si possa poi riprendere a fine maggio per chiudere il campionato a fine giugno e a inizio luglio».

E il Sassuolo?
«Noi abbiamo sempre cercato di guardare al sistema calcio, non è giusto guardare il proprio interesse, il sistema calcio ti può portare dei benefici. E’ chiaro che quando si ricomincia si deve fare attenzione, possiamo rischiare di lottare per retrocedere o magari lottare per qualcosa in più ma preferisco non pensarci perché credo sia giusto, per una questione di correttezza nei confronti di tutti, poter concludere il campionato».